Omelia Don Carlo 13 maggio 2019

Omelia 13 maggio 2019

“Pietro ciò che Dio ha purificato non chiamarlo ancora profano”

Perché sacro e profano sono finiti, il mondo non è più diviso in due: le cose sacre che sono buone per te e le profane, cattive che son contro di te. Fuori da Cristo è sempre così. La vita è lacerata da questo manicheismo che ci disintegra.
Pietro tu non devi più scegliere tra l’uno e l’altra, adesso puoi avere tutto dalla vita, abbracciarla tutta intera perché questa è la brama del tuo cuore. Dice il salmo:

“L’anima mia ha sete di Dio e del Dio vivente!”

Non ha appena sete di cose, sacre o profane che siano. Davanti a questa sete le cose non sono né sacre né profane: sono creature di Dio che risvegliano la sete, sono tutte segno dell’origine di questa sete, di Colui che può rispondere, e tutte parlano di Lui per questo sono tutte amiche. Io sono grato di tutte le cose che ci sono perché tutte, tutte, tutte, tutte sono amiche di questa sete. Io le posso amare tutte, ma non ne posso adorare nessuna. Questo è lo sguardo sulle cose: altro che sacro-profano, destra-sinistra, buona-cattiva, anti qua o anti là. Questo è lo sguardo bello, libero che Cristo porta nel mondo, che Pietro dopo quel sogno è costretto a riscoprire. Perché Pietro è nato con il sacro e il profano in testa, circonciso e non circoncisi, il sabato e il venerdì, il puro e l’impuro.
Da dove nasce, da dove rinasce, ogni mattina, questo sguardo? Nasce appunto da quella sete, la sete di Dio e del Dio vivente. Benedetta la sete che ci ridona ogni mattina quello sguardo che purifica le cose. E benedetto anche chi mi è amico perché è amico di questa sete. La maggior parte della gente ha il terrore di trovarsi addosso la sete del Dio vivente, perché non la può gestire, perché deve spalancarsi e cercare il Dio vivente.