Omelia Don Carlo 8 febbraio 2019

*Omelia 8 febbraio 2019*

“Erode nell’ascoltare Giovanni restava perplesso”

Davanti al profeta si riempie di dubbi, gli saltano tutte le certezze che aveva, perché il profeta, Giovanni, non lo indottrina, lo mette davanti alla realtà, tutta intera. Ed Erode scopre che la realtà è più grande di quello che aveva pensato, di come l’aveva ridotta. E anche il suo cuore è più grande. Il suo cuore desidera di più di quello che ha scelto, Erode non è più sicuro di quello che ha scelto: non gli era bastata la moglie, si era messo a convivere con la cognata. Ma il profeta lo sfida:

“Non ti è lecito tenere la moglie di tuo fratello”.

Che non ti basti la moglie vuol dire che sei sano…meno male! La moglie mica è Dio. Adesso pensi che ti fai bastare la cognata? Questo mette in crisi Erode.
Ma non è il profeta Giovanni che lo mette in crisi, è il suo stesso cuore: Giovanni parla e lui sente che il suo cuore si sveglia, e il cuore si accorge che la cognata grossomodo sarà come la moglie. E lui si accorge che lui desidera un amore vero, più grande, compiuto. E che non dipenderà né da quello della moglie né da quello di Erodiade. E, anzi, la stessa cognata, Erodiade, è lei stessa che si accorge di quello che gli brucia dentro, e si inquieta, poi si arrabbierà, fino alla violenza. Erode è inquietato, preoccupato ma anche curioso, dice letteralmente:

“Pur essendo molto perplesso lo ascoltava volentieri”.

Perché? Perché il profeta gli ha risvegliato il cuore e adesso lui i conti non li fa più con Giovanni, Giovanni è stato come l’innesco, il fiammifero, Giovanni gli ha portato la guerra dentro: è il suo stesso cuore quello con cui fare i conti, quello che lo giudica. E si rende conto che il male non è perché l’ha detto il profeta o perché c’è nella legge. Il male è male perché è contro di lui: lui adesso deve decidere se amare veramente se stesso o se odiare se stesso, perché non ha risolto il problema cambiando la moglie con la cognata.
Ma nella sua perplessità verrà travolto dalla decisione di Erodiade, perché Erodiade non sopporta la guerra che ha dentro, non sopporta il suo stesso cuore e punta il dito.
Per far tacere il cuore, siccome non si vuole suicidare, deve far fuori il profeta che le ha fatto parlare il cuore.
Questo significa che per noi il vero amico è l’amico che ha il cuore da profeta, che ti sveglia il cuore, non te lo addormenta, ma non te lo sostituisce neppure. Ti mostra il suo, che parli o che taccia, che faccia o che non faccia, e davanti al suo è il tuo che si sveglia. Questo è il modo vero di essere amici ma anche di essere marito e moglie.