*Omelia 10 febbraio 2019*
“A meno che non abbiate creduto invano”.
La preoccupazione che si legge in faccia a Paolo per i suoi amici di Corinto, che hanno incontrato Cristo: che la loro sia una fede vana, cioè inutile a cambiare la vita, che non cambia la vita, che spreca la vita dietro a qualcosa che non la cambia. Per lui è intollerabile, perché lui ama, perché lui si ama, ama se stesso, e non potrebbe tollerare per un istante una fede vana, che faccia sprecare la vita invece che compierla.Qual è la fede di Paolo, quella che cambia la vita, quella che la rende cento volte più vita, adesso?
“Vi ho trasmesso quello che io ho ricevuto, cioè che Cristo mori [realmente] e fu sepolto [come ogni uomo che muore] e che è risorto il terzo giorno e che apparve oltre che a Cefa agli apostoli”, alla Maddalena, “anche a più di 500 fratelli e anche a me”.Questo è il contenuto della fede di Paolo. Paolo non è uno che crede in Dio, ci credeva pure prima. Dio è un problema di ragione.
Tu ragioni e capisci che tu non ti fai da te, che il mondo non si fa da sé, che dipende da qualcosa di misterioso che noi non sappiamo. Che poi lo chiami Dio o pinco pallino non cambia niente.La fede di Paolo non è la fede nell’esistenza di Dio ma nella presenza.La fede di Paolo è conoscenza di un Uomo che è vissuto, è morto, dopo tre giorni è risorto. Lui che più di cinquecento persone hanno visto in quaranta giorni.Questa è la fede di Paolo, questa è una fede che non è vana che merita la vita, merita che tu la spendi tutta per quel fatto, per conoscere quell’Uomo. Quel fatto inaudito che nel corpo di un morto crocifisso faccia irruzione una vita nuova, non la continuazione di prima ma un altro tipo di vita eterna che irrompe in quell’Uomo e lo rende più vivo di prima, più affascinante di prima, pieno di attrazione, di bellezza che davanti alla sua amica Maria Maddalena nel giardino scatena quell’abbraccio che Lo fa vibrare e lei Lo abbraccia e percepisce abbracciandoLo che era sempre Lui ed era più Lui, c’era il respiro dell’eterno. Abbraccia Gesù e sente che abbraccia un Amico che non perderà mai più. E’ cosciente del per sempre, ha il respiro del per sempre quell’abbraccio. E lei è libera di amarLo sapendo che non Lo perde più. E quando le dice: “Non mi trattenere, non ho ancora compiuto il viaggio, non sono ancora giunto all’abbraccio del Mistero. Vai a dire a miei amici che si sveglino in Galilea”. Lei molla l’abbraccio ma sa che non L’ha perso. E poi abbraccerà gli altri, gli altri amici, anche i nemici. Si rende conto che lei è ormai libera di amare tutti, tutto perché c’è una vita in quell’Uomo che ha appena abbracciato che ridarà la stessa vita a tutti gli uomini. Ecco, lei non perderà più nessun abbraccio. Nessun amico, nessuna cosa che ha conosciuto, amato e gustato nella vita sarà persa, ce l’avrà per sempre. In quell’uomo c’è una potenza che le ridarà tutto per l’eternità. Pensate che respiro di purezza, di libertà inaudita lei prova.Come dice Dante in un sonetto della Vita Nova. Ecco “una dolcezza al core che intendere non può chi non la prova”, non si può spiegare ma io la voglio provare. E come posso provarla? Come tu puoi provare che cos’ è l’abbraccio dell’eterno, di una persona che non perderai più, la potrai abbracciare per l’eternità.Per provarlo, appunto bisogna provarlo, non lo capisci perché un altro te lo spiega. Lo puoi provare solo raccogliendo la sfida che un giorno fu lanciata a Pietro in quella barca.
“Prendi il largo getta la la rete dove non hai mai pescato niente”.
Cioè mettimi alla prova. Io non sono uno che spiega, caro Pietro, io lancio sfide! Sei disposto a raccogliere la sfida? È la pesca che farai che ti renderà più certo non le mie spiegazioni. Ma come uno può spiegare che cosa è la Resurrezione? La devi provare. Sei disposto a provarlo? Pietro accetta la sfida Pietro, Pietro è un audace, non capisce sempre tutto, fa tanti errori, viene corretto duramente: “Vade retro satana”. Ma è uno che le sfide le accetta.
“Mi ami tu?” “Sì, lo sai, mettimi alla prova, sono qui”. “Pasci il mio gregge”.
Quel giorno getta la rete, raccoglie la sfida. Pietro raccoglie dove non ha mai pescato tutta la notte – ed era il migliore del lago – e dice che riempirono le due barche fino a farle a quasi affondare.
Cioè Pietro gode di una pienezza che le barche traboccano, che il cuore gli trabocca che non lo contiene più.
A volte quando sperimento questo, appunto, l’abbraccio dell’eterno, ci sono dei rapporti per cui mi rendo conto che sono quasi sgomento. Provo una pienezza fino a dire: “dove lo possiamo mettere tutto questo bene? Dove li metto tutti questi pesci?” Il cuore trabocca, come quelle due barche che traboccavano e quasi affondavano. Pietro cade in ginocchio e dice: “Allontanati da me che sono un peccatore”.
Mi succede di fermarmi, di diventare silenzioso e di mettermi a pregare in silenzio. Questo è il frutto, è la prova della Resurrezione di Cristo. E che non sia un’allucinazione, un viaggio di testa lo deve dire la realtà quotidiana. Se questa esperienza mi mandasse fuori di testa, fuori dalla realtà, in estasi, dovrei andare dallo psichiatra. Me se questa esperienza mi lancia di più dentro al quotidiano, nella sua realtà e concretezza, è la prova che è vero. E’ solo la realtà che dice se una cosa è vera o non è vera. Quando discutiamo fra noi e diciamo: “Fra i due litiganti il terzo gode”. No fra i due litiganti il terzo è la realtà. La realtà ha sempre ragione.Quando tu sei in disaccordo con la realtà, devi cambiare idea tu. È la realtà il test della verità di Cristo e di Cristo risorto, dice Paolo.