Omelia 20 Dicembre 2018
“Chiedi per te un segno dal Signore.”
Ma come fai a vivere senza un segno, non cammini!
Perché una vita senza segno è come una strada senza segnaletica, un verso vale l’altro!
È come un deserto: non sai più dove andare, non sai mai se vai verso la meta o se te ne allontani!
E sei frustato, perché ogni passo ti sembra inutile.
Quando noi siamo frustati o angosciati è perché non abbiamo più nemmeno un segno che ci indichi la meta!
Che fine fanno le cose, quando non c’è più un segno? Se le cose non sono un segno, cos’è che sono? Non è che sono niente: sono idoli! Tu le tratti come se fossero Dio e Dio non sono, perché per gli Ebrei non esiste l’ateo, esiste l’idolatra!
O la religione vera, che riconosce il Creatore che si rende presente, o l’idolatria!
Senza Dio la vita non è che è vuota – il nichilismo non esiste! È un modo stupido di definire la cultura di oggi! -, non è che è vuota: è una vita piena di idoli! Dopo adori tutto, se non adori Dio. E ognuno di noi ha un pantheon di idoli. E gli idoli non sono indolori, non è una cosa con la quale o senza la quale non cambia niente! No! Se riconosci Dio, Dio è Padre, l’idolo, invece, è un padrone, ti rende schiavo e ti ricatta e ti delude!
Quando noi siamo delusi, ricattati, meno liberi, è perché non abbiamo neanche più un segno di Dio, abbiamo degli idoli!
E cosa fare? È sbagliata la domanda, perché il fare è ancora un’opera nostra.
Non c’è qualcosa da fare, c’è da domandare la luce allo Spirito, la luce dell’occhio del profeta che ci aiuti a smascherare gli idoli.
E domandare la grazia di avere amici che siano come profeti, cioè che ci aiutano ad interpretare i segni, perché di per sé tutto è segno di Dio: tutto è Suo.
Soprattutto domandare la Grazia di essere liberi davanti ai segni, perché anche l’uomo di fede tende all’idolatria, non è un problema dell’ateo, ma dell’uomo in quanto uomo che non regge il rapporto drammatico con il Mistero e può fare del segno un idolo!
L’esempio è Maria che, di fronte a Gabriele, che dopo averla sfidata così si smarca e scompare…lei non ne fa un idolo, non si mette a piangere e a dire: “Oddio com’è bello quel ragazzo lì!”; va da Elisabetta, in fretta, perché lei senza un segno non può vivere. Il miglior segno è una a cui è successo un miracolo come il tuo.
Non assolutizza il modo del segno, ma il che cosa le indica.
Allora chiunque, anche il più antipatico, insopportabile, può essere segno. Se guardi a ciò di cui è segno. Se ti fissi su come è fatto, ovviamente,
ti piace più l’arcangelo Gabriele che la vecchia Elisabetta.