Omelia 16 novembre
“Chi ha lasciato le cose in casa non scenda a prenderle”
Alla venuta di Cristo non servono più le cose, servi tu con il tuo desiderio a domandare quello che hai desiderato e cercato tutta la vita. Devi tirare le somme e dire che cosa domandi a Lui. E in quel momento, questo, solo questo è il tuo problema ed è solo il tuo. Nessuno, in questa domanda, ti può sostituire. Drammatica la scena, in quella notte due resteranno nello stesso letto, due amanti marito e moglie, uno viene preso l’altro lasciato. Perché? Chi è che viene preso? E chi lasciato? Viene preso chi ha cercato Dio tutta la vita e adesso vuole Dio. Viene lasciato con quel che ha, chi si è accontentato di meno, delle sue cose. O chi si è accontentato di avere quel partner nel letto e basta. Si spaventano gli apostoli. Dicono ma dove? Dove succede questo? Non possiamo perdere questo momento, quello definitivo della vita.
Gesù un po’ sorridendo ha questa immagine macabra degli avvoltoi. Ma è facile capire dove accade l’incontro definitivo, quello che corrisponde, com’è facile per gli avvoltoi trovare il cadavere. Terribile: dov’è il cadavere lì si raduneranno gli avvoltoi. Perché tutta la loro natura è fatta per quel cadavere, è affamata di quello. E’ la stessa fame che hanno, che li porta lì. Per intercettare Cristo non serve un uomo bravo, capace, un uomo morale. Serve un uomo che prenda sul serio la sua natura, il bisogno e la fame che ha dentro come fa l’avvoltoio. Il cuore più adatto per conoscere Cristo, non è quello morale che ci immaginiamo noi. È un cuore d’avvoltoio, un cuore affamato del proprio compimento.
Quindi se capovolgiamo il criterio con cui valutiamo le nostre esperienze umane. <