*omelia 13 novembre 2018*
“(…) Per formare per sé un popolo puro che gli appartenga”.
Bella l’amicizia di Paolo con Tito. Si mettono di fronte all’essenziale
con una chiarezza disarmante.
Solo quello fa vivere, rende grandi e costruisce una grande amicizie.
Perché l’opera di Gesù, dice Paolo, è proprio questo:
“Ha fatto un popolo puro che Gli appartenga”.
Perché tutti gli uomini appartengono ontologicamente a Dio, sono creature. Ma non tutti sono puri nella coscienza, non tutti Lo vivono, non tutti vogliono essere Suoi. Tanti Lo negano, Lo ignorano e vivono come se non appartenessero, cioè vivono nella menzogna. E questo cosa cambia?
Dice: “Pieni di zelo per le opere buone”.
Questa è la differenza: se tu riconosci d’essere creatura di Dio, lo scegli, lo vuoi, ti ritrovi pieno di zelo, cioè appassionato, pieno di fuoco e pieno di opere buone, perché sei tanto contento di essere Suo, di averLo scelto, che vivi per ringraziarLo. E questa gratitudine non te la puoi tenere dentro, devi far figli, fare opere piene di questo bene! E ti ritrovi questa affezione intensa che dà il tono cristiano.
Il cristiano, prima che un uomo bravo e buono, è un uomo intenso, cioè tutto teso, con questa tensione da attendere.
E l’ultima parte della frase:
“La Beata speranza la manifestazione della gloria”.
Sei tutto teso pieno di un’aspettativa più grande delle pur grandi opere che stai facendo.
Invece, chi non riconosce di appartenere, chi non è pieno di questo zelo, non si aspetta niente,
se non la fine; fa quel che può fare, vede le cose che fa e le vede andare, inesorabilmente, verso la fine perché, nel tempo, niente gli dura, neanche la sua vita. Ho sempre negli occhi la fine di mia madre in cui il corpo e le cose fatte finiscono e tu vedi che, invece, in lei c’è dentro un fuoco, un’attesa, una tensione che non dipende da come va il suo corpo e dalle cose che ha fatto. Chi riconosce con la coscienza pura di essere il popolo Suo e vive così, fa questa esperienza. Invece, chi non riconosce questo si spegne, inesorabilmente, come diceva acutamente Giambattista Vico: “Chi è filosofo vede l’intero e se ne entusiasma e chi no” – chi no – “no”, perché solo l’intero appassiona e in questa prospettiva – dice Paolo – il tuo cuore ogni giorno sa qual è l’esperienza più vera. Solo l’intero appassiona
Il tuo cuore ogni giorno sa quale è l’esperienza più vera.