Omelia Don Carlo 8 ottobre 2018

*Omelia 8 ottobre 2018*

“Cosa devo fare per poter avere la vita eterna?”

Cioè la vita che ti vedo in faccia, che ti insorge dal cuore, che percuote il mio io, lo sveglia, che mi fa dire davanti a te: “Ma allora c’è, la vita eterna c’è, adesso, in te c’è, te la vedo in faccia.

ζωη (zoe) αἰών (aiòn) – la vita aiòn – aiòn vuol dire senza l’eon, l’eon è l’età, l’età limitata della vita, o sei bambino o sei adolescente o sei giovane o sei adulto o sei vecchio, non sei tutte le cose insieme.
La vita eterna è una vita che mantiene tutto insieme. Tu vedi un vecchio, e c’ha ancora la freschezza furiosa, impetuosa del bambino che obbedisce ai suoi desideri, l’impeto dell’adolescente, la tensione ideale del giovane, la saggezza e la capacità di costruzione, di generare di un adulto, e l’intelligenza dell’essenziale che ha un anziano, che è l’unica cosa che entusiasma, perché solo l’entusiasmo… l’essenziale entusiasma!

In Gesù c’era tutto questo insieme. Una vita che non era più schiava dei limiti dell’età, che non perde, che non perdeva crescendo l’età precedente. Come dice Elliot, il dramma invece, dell’uomo che non incontra la vita eterna è che “perde la vita vivendo”. Perde ogni istante e quello di prima.
Invece, davanti a Gesù, quello scriba, quel dottore, quell’uomo di legge, gli vedeva una vita che aveva vinto il tempo. E diventò certo, guardandolo, che quella vita lì non sarebbe più finita, perché è certo, sta già vincendo il tempo adesso. Divento certo che non finirà più, che vincerà anche la morte. Questo dottore gliela vede in faccia e dice: “La voglio per me, dimmi il segreto, io son nato per godere la vita che vedo in faccia a te”.
E io, e te, dove la vediamo, oggi, vibrare questa vita eterna?

Ognuno deve rispondere. Io vi dico solo il test inequivocabile che indizia le tracce della vita eterna. Come quello stesso dottore della legge, di fronte a Gesù, gli indizi li ha capiti. Sì, capisco, capisco, che l’espressione della vita eterna… tu sai che l’uomo che hai incontrato vive la vita eterna da un indizio: che ama con tutto il cuore, tutta la mente, tutte le forze, tutto di sé. Cioè, è un uomo che mette tutto se stesso in quello che fa. Lo vedi tutto intero, integro.

E tu, per te, dove ti accade di essere, di sentirti tutto preso, dove ti accorgi che il tuo io è tutto intero, integro e perciò appassionato? Questa è la sfida, che noi siamo stati chiamati, per il fatto di essere cristiani, a portare dentro questo mondo, che normalmente perde la vita vivendo, perde ogni istante e quello che ha vissuto l’istante prima, vive di briciole, non ce l’ha mai tutta intera.