Omelia Don Carlo 5 maggio 2019

*Omelia 5 maggio 2019*

“Io Giovanni vidi e udii voci”.
Il Cristiano non è innanzitutto un uomo che crede, ma un uomo che vede, che ode, persone e cose che esistono in questo mondo. Non è uno che crede in un aldilà.
E Giovanni, quando scrive queste cose, è costretto al realismo, perché è condannato ai lavori forzati in fondo alle cave di lava a Patmo dove morirà e l’hanno già torturato e sta scrivendo le ultime sette lettere in codice apocalittico perché gli ispettori romani non capissero di cosa parlava alle sette comunità della riva del mare.
E dice: “Io vidi e udii”.
Questa è la fede di Giovanni: nasce da un’esperienza che lui ha
cominciato a fare quando aveva 17 anni, era il più giovane. Per lui la fede non è credere in Dio, ma conoscere Dio, mediante dei segni con cui Dio si fa conoscere.
E il segno era la faccia di quell’Uomo lì, le parole di quell’Uomo, l’abbraccio di quell’Uomo, il dolore di quell’Uomo e, in quei segni, in quella faccia, in quelle parole, Giovanni vede irrompere una vita nuova dentro di sé, che lo investe. Una vita diversa dalla vita naturale, che è una vita che nasce e che poi muore. In natura c’è la primavera, poi l’autunno e l’inverno; c’è l’infanzia, la giovinezza, la maturità e poi l’anzianità e la morte. Questa vita nuova che lui vede in quell’Uomo lì, nei segni con cui quell’Uomo si comunica, poi la vede in sé, se la trova addosso, è una vita che va contro natura! È come…è una vita in controtempo.
Avete presente, nel calcio, il goal di controbalzo sul sette, oppure nella scherma, difesa e attacco in controtempo. Ecco! La vita eterna, la vita portata da Gesù è una vita così, che non ha la direzione e la dinamica della vita naturale. Una volta che comincia va sempre su! È come la corrente alternata di Tesla che ad ogni fase ritrova l’impeto iniziale e la puoi portare dove vuoi. La corrente continua, invece, si spegne piano piano.

Come dice, in questa definizione potente, acuta e anche eccezionalmente efficace, la liturgia. In genere la liturgia ha un linguaggio un po’ ecclesiastico, dottrinale, teologico; invece, l’orazione che abbiamo fatto dice:
“Esulti il tuo popolo per la rinnovata giovinezza dello spirito”.
Questa volta è azzeccata proprio: la vita cristiana è la rinnovata giovinezza, non del corpo, il corpo nostro è come quello degli altri: comincia e poi decade; è la giovinezza dello spirito che, una volta che comincia, si rinnova di continuo – appunto, come la corrente alternata – che non invecchia con il tempo. Ti trovi dentro qualcosa che ti ringiovanisce progressivamente.
Quando si è giovani è un po’ più difficile capire la vita cristiana, perché gli ormoni confondono e sembra che ti bastino quelli per andare avanti, ma quando si passa la mezza età, è lì che si vede se uno è Cristiano oppure no, perché il Cristiano, appunto, ha una vita in controtempo, in controbalzo!

Esattamente quello che accade a Pietro. Era la terza volta – dice Giovanni – che appariva; al terzo colpo lui e Giovanni si rendono conto, sono entrambi sulla barca, e Giovanni dice: “Mah, è il Signore!”.
Pietro, quel mattino all’alba, si trova davanti a quella vita nuova, perché sapeva bene che fine aveva fatto la vita naturale del suo amico di 33 anni – distrutta dalla croce dei Romani, chiusa là dentro al sepolcro dalle guardie di Pilato, non c’era stato scampo! – ma vedendoLo lì sulla spiaggia, si rende conto che lì, in quel corpo ancora martoriato, è entrata un’altra vita, diversa da quella precedente, una vita che ha un impeto che lo fa scattare: si tuffa mezzo nudo com’era, era svestito, si mette uno straccio, un perizoma e parte; arriva sulla spiaggia e se Lo vede lì, vibrante di una vita nuova! Il corpo è ancora maciullato dalle piaghe, ma dentro pulsa qualcos’altro!
Ecco! Si trova davanti Pietro – poi dopo gli altri che arrivano con i 153 tonni enormi – una vita inspiegabile. Non capiscono come accade, ma è inesorabile, disarmante, che si impone perché è lì: ci fai colazione con il pesce, quello pescato da loro, non è un delirio. È talmente imponente, talmente inesorabile, evidente che dice – buffissimo il commento, queste cose non si inventano – : “nessuno dei discepoli osava chiederGli chi sei, perché sapevano bene che era Lui”.
Era evidente che lo era, non c’era bisogno di domandare, di spiegazioni. Dovevano solo dire se quella vita la volevano o no, se gli bastava quella naturale oppure no. Infatti, loro non perdono tempo a domandare spiegazioni e a discutere.
Il tempo, ormai, capiscono in quel momento che non va più perso a spiegare o a domandare spiegazioni, ma (il tempo) deve essere tutto per vivere quella vita e per proporre quella vita a chi incontrano!
Perché la vita loro era e sarebbe rimasta piena di problemi – anzi, sarebbero pure aumentati, come la vita di tutti, come la nostra vita, è piena di problemi! – ma, come mi disse un amico che ho sposato tanti anni fa, che lavora nel mondo islamico: “Tutti mi dicono: come va con i miei problemi?” – avevano tanti problemi lui e sua moglie per motivi vari – dice: “mi sono stufato di parlare dei problemi, io ho una vita da vivere che è piena di problemi, ma non è definita dai problemi! Ho una vita da vivere, i problemi ci sono, provo a risolverli, a volte li risolvo, a volte no, ma io i problemi li vivo, li vivo perché mi porto addosso questa rinnovata giovinezza dello Spirito. E io li vivo e ci cresco assieme, sia che li risolva, sia che restino la più parte irrisolti!”.

Esattamente come i vostri 10 anni di matrimonio: non sono 10 anni di una vita che è passata, ma di una vita che viene, che vi viene incontro.
E questa vita come si afferra? Come mi investe? Come diventa la mia? Esattamente come è diventata quella di Pietro: se la vedi sulla riva, diventa tua se ti tuffi, a bracciate, mezzo svestito così come sei, basta uno straccio addosso, per arrivare ad abbracciarLo!

Il cristianesimo è semplice, non è venuto un Dio nel mondo a morire e risorgere per complicarci la vita, bastiamo noi. Lui l’ha resa più possibile per tutti.