Omelia Don Carlo 27 maggio 2019

*Omelia 27 maggio*

“Lo Spirito […] darà testimonianza di me; […] anche voi darete testimonianza (di me)”.

Io vi ho scelti proprio per condividere il compito che io ho nel mondo: di stare dentro il mondo, di essere dentro il mondo il volto del Creatore del mondo, perché vedendo me gli uomini vedano il Creatore e scoprano il senso di tutte le cose e di se stessi. Se venissero a mancare i testimoni di Dio, le cose ci sarebbero, ma a che scopo? Di alcune ti sembra di capirlo e molte le butterei via! E tu che ci stai a fare? Perché tu devi generare, fare! Ma se non lo sai, tutto ti diventa inutile e tu stesso ti senti inutile.
Mi viene in mente il poeta spagnolo Machado che dice: “ah lo so bene che i bicchieri servono per bere, _sirven para beber, lo malo es que no sabemos para qué sirve la sed_, è che noi non sappiamo a che ci serve avere sete!”
Ecco, essere testimoni di Dio, di Cristo nel mondo è il compito più grande che ci sia nella storia: tutte le altre cose le possono fare tutti, tutte le professioni, tutte le arti, tutti gli atti di amore…ma essere testimoni di Dio è solo per quelli che sono chiamati.

Io ho capito che, se vivo per questo compito, tutto è utile, non c’è da buttare niente del mondo e niente di me. Uno si sente prezioso, bellissimo, si sente desiderato e preferito, non è mail solo. Quando uno si sente brutto, inutile, solo, è perché è cambiato lo scopo, si è dato lui un altro scopo.

Che cos’è che mi fa diventare testimone di Cristo? Cos’è che rende un uomo testimone?
Gesù è acutissimo e concretissimo: “Voi siete testimoni, perché siete con me fin dal principio”. Il requisito del testimone non è di essere bravo, capace, performante, è di essere stato con Gesù, di aver condiviso la Sua vita e di avere l’audacia di dichiararla al mondo. Testimone – gli avvocati lo sanno – in tribunale chi è? Non è uno bravo e capace, è uno che c’era, che ha visto, che ha sentito, che racconta i fatti in cui è stato coinvolto. Solo questo. Infatti la virtù del testimone è quella che gli chiede il giudice: “giura”, “lo giuro”. Punto. È uno che dice: “sì, ho visto, lo giuro”.
C’è solo una cosa in più a questa lealtà di dichiarare i fatti in cui sei coinvolto che è chiesta al testimone di Gesù. Una cosa in più, è ovvio: che sia felice! Come racconta il testo che abbiamo sentito degli Atti: Lidia, questa donna di Filippi, la lavandaia, che appena battezzata non si tiene più, è tanto felice che dice: “Venite a casa mia”. “Ci costrinse ad accettare” dice disarmato Luca. Il testimone è testimone perché è così contento che ti deve invitare a casa sua, ti deve mettere a disposizione tutto quello che ha, perché capisce che l’uso migliore che ne può fare è di offrirlo a te per il compito che tu hai nel mondo e che hai svelato che ha lui.