Omelia 28 maggio 2019
“Vi manderò lo Spirito che vi guiderà alla verità tutta intera”.
Perché Io non sono la verità intera. Io non sono tutto: Tutto è il Padre, Io Lo rendo presente con la Mia umanità, ma Lui è un mistero inesauribile, non ci sta tutto in me. È irriducibile a me. Questo è il vostro errore: che voi pensate che io sono tutto. È per questo che la tristezza ha riempito il vostro cuore. È una tristezza che vi schiaccia. Infatti appena ho detto – è drammatico – “io vado al Padre”, la tristezza ha riempito il vostro cuore per la paura di perdermi. Ma se Gesù è tutto, perso Gesù è perso tutto. È questo che li angoscia.
A noi, quando ci domina la tristezza, ci riempie proprio il cuore. È perché per noi Gesù è tutto. Questa è la colpa, perché Gesù invece non è tutto. Tutto è il Padre, il Padre è irriducibile a Gesù.
Cosa può vincere questa tristezza che ci schiaccia, che schiaccia il cuore, lo paralizza, lo ottunde e si comincia a complicare? È geniale questo punto di metodo che dà Gesù. Sentite, dice:
“Questo accade – che la tristezza vi riempia il cuore – perché nessuno di voi mi domanda dove vai.”
È solo questa domanda che vince la tristezza maledetta che tante volte prende i Cristiani più ferventi. La domanda che ci libera è: Gesù ma dove vai? Che scopo hai? A che cosa tendi? Per che cosa brucia il tuo cuore? Perché non basta stare con Gesù, dire Tu per me sei tutto come la Maddalena che gli dà un’abbracciatona e lo vuol trattenere, non basta stare con Lui ma bisogna andare dove va Gesù, che va più in là. Bisogna avere il suo scopo, il suo obiettivo, bruciare del suo amore. La nostra amicizia serve solo a porci questa domanda, sennò l’amicizia ci riempie anche quella di tristezza, è deludente, ci incattivisce.
Quando la nostra amicizia ci delude, ci si intristisce è per questo: perché per noi Gesù è diventato tutto, ci basta stare con Gesù, non ci interessa più andare dove va Gesù, perché un Gesù ridotto a Gesù è la delusione totale.