Omelia 9 aprile
“Voi siete di questo mondo, Io non sono di questo mondo”.
Ma sono in questo mondo come voi. Vivo quel che vivete voi, intensamente, col cuore.
Come mai Io vivo così intensamente, cresco, respiro, divento più me stesso? E voi invece siete sempre disagiati, lamentosi, sempre qui a far polemica, a puntare il dito, a recriminare come – ecco! – come i vostri antenati, gli Ebrei nel deserto con Mosè?
Il popolo non sopportò il viaggio, si lamentò contro Dio, perché nel deserto la vita è scomoda, mancano tante cose e spesso manca anche l’essenziale. Nel deserto i conti non tornano mai, ma se siamo seri anche nella nostra vita quotidiana i conti non tornano mai perché la vita è realmente un dramma. Il deserto la esaspera soltanto, il deserto è come un evidenziatore che mette in evidenza una cosa che c’era già scritta ma tu non la notavi. Infatti i profeti andavano sempre ad iniziare il loro cammino nel deserto perché lì non c’erano equivoci, era chiaro che cosa era la vita.
La nostra vita naturale è una trama di problemi senza soluzione nella natura stessa. Chi prende sul serio la vita si accorge che la natura non ha senso in se stessa, il senso della natura è fuori dalla natura, nel suo Creatore. Se guardi Lui si illumina tutto, ma se guardi la natura e basta, ti scoppia la testa.
“Io sono nel mondo e vivo la vita che vivete voi” perché Io la posso vivere tutta respirandoci, perché Io vivo tutto in rapporto con Dio. Io ho un’altra logica rispetto alla vostra. Io vivo questa vita con una religiosità radicale, altrimenti non si vive niente.
Gesù non è venuto a toglierci i problemi, ma a cambiar l’orizzonte. Infatti, l’ultima notte, nell’ultima cena dirà alla fine del capitolo 17: “Padre, non Ti chiedo che Tu li tolga dal mondo – ce li ho mandati Io, come agnelli tra i lupi – ma Ti chiedo che dentro il mondo Tu li preservi dal maligno”.
E il maligno sapete cos’è?
È il naturalismo, guardar la natura come se dovesse bastare a stessa e bastare a noi.
Quante volte mi trovo la gente che si arrabbia contro Dio, contro la vita: “Perché mi ha dato questo desiderio se poi non c’è la risposta?”
Immaginano che la natura ti dà un desiderio e ha già pronta, lì, la risposta. Ma questo è da scemi. Non pensiamo che Dio sia superfluo per essere umani, che la natura ci debba bastare; esattamente come i pagani antichi che adoravano la natura, il fiume, il sole… erano idolatri. Il naturalismo è di nuovo l’idolatria.
No, noi possiamo vivere questa vita, realmente, soltanto con una religiosità radicale, soltanto se le cose hanno ogni istante, per come tu le tratti, le guardi, il respiro dell’eterno, se no tu ci affoghi dentro e poi te la prendi con Dio come se la natura dovesse esser Dio.