Omelia 8 aprile 2019
“Se dai testimonianza di te stesso, la tua esperienza non è vera”.
Questa è la debolezza dei farisei: che non sono sicuri di se stessi, han sempre bisogno di qualcun altro che garantisca per loro e si appellano alla legge, la Scrittura, Mosè, i profeti, il sabato, il Sinedrio…
Sono alienati, non dicono mai “io” con gusto e con libertà. Citano, citano, citano; si parano sempre dietro qualcun altro e poi lo devono difendere accanitamente, a testa bassa, perché han paura che se scompare quell’altro, loro non sono niente.
La loro sicurezza è in un altro.
Perché Gesù è così libero?
Dice, letteralmente: “La mia testimonianza [la mia esperienza] è vera perché io so da dove vengo e dove vado”.
Quando i dubbi ci paralizzano o la paura ci logora è perché noi non sappiamo da dove veniamo e dove andiamo: non abbiamo la coscienza della nostra origine e del nostro destino.
Gesù, invece, ha coscienza e nella coscienza di Gesù origine e scopo – destino – coincidono. Lui viene dal Padre e non da un caso assurdo e vive tutto teso correndo verso l’incontro definitivo col Padre che Lo attende a braccia aperte. Questa è la forza di Gesù e con questa Lui sfida i farisei: “Seguitemi, avrete la mia stessa coscienza”. E, per un istante, si spalancano. È invidiabile aver la faccia Sua.
Infatti, chiesero i farisei: “Ma dov’è tuo padre?”; quello che noi Gli chiediamo: “Dov’è tuo padre?”
E dove sarà mai? Dove sarà nostro padre? È dove io divento certo, divento libero come Gesù; dove non mi serve più nessuno che garantisca di me, dove dico “io” con gusto, con l’audacia di Gesù, che quando Lo attaccavano – citando, appunto, la legge, i profeti, il Sinedrio -, ribatteva di schianto: “E allora fu detto… ma Io vi dico”.
Questa è la libertà cristiana!