Omelia Don Carlo 4 aprile 2019

Omelia 4 aprile 2019

“Si sono fatti un vitello di metallo fuso” cioè un idolo, un Dio fatto da loro. La loro misura, meschino come loro, perché questo popolo non mi sopporta, sono troppo grande per loro. Io gli chiedo di cambiare, di spaccare la loro misura naturale delle cose. Io sono il Mistero infinito da cui tutto dipende, ma questo é troppo per loro, a loro non interessa conoscere la realtà intera, il tutto; questo popolo vuole il comodo, non il vero, vogliono stare bene senza drammi. Cosa cambia adorare il Mistero, voler conoscere e abbracciare il tutto, oppure fissarsi su un idolo? Da cosa lo capisci? Dove sta la differenza nell’esperienza umana? Questo linguaggio antropomorfico del Pentateuco dice: “La mia ira si accenda contro di loro e li divori.” Immagina, evidentemente, che Dio si adira e si accende e vuol divorare, perché come esperienza umana è così, il sintomo che tu adori un idolo, che non cerchi più il Mistero, la totalità della realtà confusa, drammatica, sgomentante, è che tu sperimenti l’ira di Dio contro di te… Che poi non è l’ira di Dio, è l’ira di tutto contro di te, senti che tutto è contro di te, dai la colpa a Dio perché hai un’idea piccola, ma non è Dio che è ha adirato con te, tanto che si difende subito, davanti a Mosè che Lo provoca, dice che “Dio si pentì subito del male minacciato e non lo fece” perché Dio è misericordia, è amore, perdono sempre, e non giudica e non punisce nessuno. Chi ti giudica non è mai Dio. Ti ha fatto libero e dice fai quello che vuoi della tua vita non ti giudicherò mai, ti ho dato apposta la libertà perché giudichi tu. È il tuo stesso cuore invece che ti giudica perché il cuore sa per cosa è fatto, il cuore sa distinguere benissimo l’idolo dal Dio vero, il cuore sa cosa gli corrisponde e sa benissimo – lo vede! – che l’idolo tradisce. Il cuore si rende conto che la punizione – quante volte lo sperimenta ! – la pena non viene mai dall’esterno, ma da dentro. È la realtà, il cuore che ti giudica, e la realtà che ti punisce. La realtà ti chiede sempre il conto, ha le sue leggi, se non le rispetti la paghi, ti chiede un conto anche salato. Com’è realista, com’è liberante la sfida della fede ebraica e cristiana che non ti impone nulla, non ti chiede ubbidienza, ma ti chiede esperienza. Ti vuole protagonista della tua felicità: tu dentro la realtà. É l’unica fede che, per mia esperienza, sento che mi fa respirare.