*Omelia 27 febbraio 2019*
“La sapienza esalta i suoi figli”, i figli della fede ebraica: questa è la coscienza che hanno gli Ebrei e chiamano “sapienza” il frutto della loro fede. La fede ebraica non riguarda l’aldilà, porta un frutto nell’aldiqua, è quell’energia misteriosa, potente che loro si trovano addosso, che li distingue degli altri popoli. E sentono che li esalta, che esalta la loro umanità, li rende più protagonisti nella storia, fino a che si sentono proprio presuntuosi per un privilegio che li rende anche odiosi a volte.
È la caratteristica umana del popolo eletto. In ebraico la chiamano חכמה (hohmah), cioè la capacità di orientamento, è la virtù del pilota delle navi che tiene fisso lo sguardo sulla stella polare e va sicuro, non va alla deriva, non si perde nel mare, nelle tempeste della vita.
E lui arriva al porto, sa qual è il suo porto e non naviga invano.
In greco l’hanno tradotta con la parola Σοφία che è la caratteristica del filosofo, del saggio, di quello che ha la coscienza di ciò che è essenziale, di ciò che vale. È uno che non si perde, non è distratto, disperso nei mille particolari e quindi è un uomo che stando sempre sull’essenziale ha lo sguardo più profondo, ha il tono più intenso.
I Romani – che erano più pratici più sensitivi, più empirici, non erano così profondi come i Greci – appunto hanno usato la parola “sapientia”, il neutro plurale che viene da săpĕre.
“Sapientia” sono le cose che danno gusto, che danno sapore. Quelle che hanno un sapore e che c’hai gusto a mangiarle e c’hai gusto a farle.
E quindi è un uomo che, avendoci gusto, è contento di stare al mondo, ha un approccio sensitivo, gustoso, entusiasta nelle cose che fa; è quello che dà gusto alle cose e sa perché le fa.
Può sbagliare le cose ma non sbaglia lo scopo.
“La sapienza esalta i suoi figli” dicono gli Ebrei, i figli della fede ebraica.
Ma la fede in Cristo che cosa esalta della nostra umanità? Che esaltazione porta, che grandezza porta?
Noi cristiani che cosa portiamo di nuovo nel mondo? Se ci mancasse Cristo, cos’è che ci mancherebbe? Cos’ha portato e cosa sta portando Cristo di nuovo nella nostra umanità?
Le persone in cui ci imbattiamo oggi le incontreremo, i rapporti saranno incontri, se noi sappiamo rispondere a questa domanda. Non c’è cosa più bella…anche ieri due volte: una persona me l’ha detto, un’altra me l’ha scritto: “Che fortuna aver intuito quello che di nuovo, di originale io sento di portare nel mondo!”
Come diceva un cristiano al suo amico pagano, Diogneto, nel secondo secolo: “Ricordati che i cristiani hanno nel mondo un posto che non è loro lecito disertare”.