*Omelia 25 gennaio 2019*
“Gesù apparve agli undici”… e sarebbe apparso anche al dodicesimo, a Giuda,
se avesse accettato, come Pietro, di essere perdonato. Noi non sappiamo che bellezza sarebbe fiorita dal _sì_ di Giuda ma sappiamo che cosa è fiorito dal _sì_ di Paolo, di cui oggi celebriamo la conversione.
Che cosa avremmo perso se Paolo non si fosse convertito? Cosa porta Paolo di caratteristico nell’esperienza umana nella Chiesa, dentro il mondo?
Lo dice lui: “Io ero pieno di zelo per Dio”. Si definisce così.
Zelo vuol dire fuoco, un uomo bruciante, infiammato, che brucia tutto il giorno non per distruggere! Prima della conversione era un fuoco che distruggeva, ma dopo che si è convertito, lo stesso fuoco che prima annientava… è come la fiamma ossidrica. Ricordo quando dovevamo riparare i trattori, i camion, gli attrezzi, la fiamma ossidrica non distrugge, fonde, trasforma la prima forma del metallo in una forma nuova, più utile al suo scopo. Ecco, agli occhi di Paolo si compie la promessa di Gesù. C’è un frase rituale che dice sempre: “Io farò nuove tutte le cose”. Ecco il pensiero di Paolo è così, ha questo potere, di far vedere la forma nuova che le cose prendono quando arriva Gesù. Ha uno sguardo così trapassante arriva alla radice di ogni cosa dove sta facendo irruzione l’eterno, la vita nuova, quella che è entrata dal sepolcro di Cristo e lo ha fatto rifiorire, lo stesso corpo ha la forma del vittorioso, del vincente, dell’eterno. Paolo guarda le cose e vede già che si rinnovano, ai suoi occhi il mondo ha già cominciato a cambiare. Una delle forme più ricorrenti, che non c’è in nessun altro autore del Nuovo Testamento, è: “Ecco – καινὴ – una nuova creazione!” Agli occhi di Paolo, nel mondo, è in atto un secondo Big Bang. Dentro il vecchio mondo se ne sta creando uno nuovo. E questo Big Bang è iniziato, per Paolo, il giorno della Risurrezione, lo percepì quando, davanti a Damasco, stramazzò per terra e si rese conto che era un morto che gli parlava, un morto di nuovo vivo! Da dove viene questa novità, questo zelo che trasforma e rende liberi nel mondo.
Viene dal fatto che, un giorno, a Damasco, è stato chiamato: “Saulo, Saulo.” E lui, quel giorno, rispose con tutto lo zelo della sua persona, quello che prima doveva farsi distruggere adesso diventa una fiamma ossidrica che sta ricreando il mondo.
Oggi – oggi – in questo grigio inverno, il mondo può riprendere forma perchè Dio chiama me e chiama te. E aspetta solo che io metta, nelle Sue mani, lo zelo, il fuoco che mi cresce dentro.
Oggi, può accadere quello che accadde a Damasco, quel giorno.