Omelia 13 gennaio 2019
“togli loro il respiro: muoiono, e ritornano nella loro polvere”
Che pena mi fa, che fitta al cuore quando a volte discuto con certi amici da cui mi aspetterei uno sguardo vero, grande e sento che come parlano, mi tolgono il respiro, tolgono il respiro alle cose, alla grandezza, diventano polvere, striminziscono tutto. Non so se c’è sto verbo in italiano.
Domandiamo di non togliere mai il respiro alle cose, di ammirarle, adorarle nella loro immensità, di avere un cuore – come dice il Vangelo di Luca -: “il popolo era in attesa”. Ecco, che ci doni un cuore in attesa, come di quel popolo, quel giorno sulle rive del Giordano. Dice Luca Προσδοκώυτος: tutto teso a scrutare ciò che ha davanti, così, con gli occhi spalancati, l’affezione intensa che vuole abbracciare tutto, non lasciar perdere nulla. Sente che tutto è grande, che niente è banale di quello che gli viene incontro. Come, ecco, me lo sono immaginato come nell’Eldorado quasi duecento anni fa i ricercatori d’oro, no?! che scrutavano ogni sasso, ogni zona di fango non era fango era una possibile pepita!
Ecco, questo è il cuore Προσδοκώυτος dice Luca, un cuore per cui tutto è prezioso, perche si può annidare in ogni zona di terra, in ogni cucchiaio di fango, si può annidare la pepita.
Ecco gente così è gente che per cui non c’è più il banale, non c’è più il senza senso, il vuoto, che cresce di tutto. Gente così è l’uomo ogni istante, tutto per questa gente é vero.
Quando noi siamo distanti lo capiamo dal fatto che non ci accade, senza affezione, quando siamo distesi, come i riccionesi sullo sdraio che, scusate, a farsi l’apericena. Ecco, lì non ci accade più nulla, può venire Dio e non accade nulla.
Quel giorno, quel popolo Προσδοκώυτος tutto in attesa, tutto teso a scrutare, erano quasi duemila anni che aspettavano quel Messia.
Cosa accade? Dice:
“il cielo [per quella gente] si aprì […] e venne una voce dal cielo”
Il cielo nella cultura antica è il limite dell’universo, è come una cappa che ti chiude lì e fuori c’è il nulla, non c’è niente, lì ci stai stretto, appunto, ti toglie il respiro la cappa del cielo. Non avevano mica Bubble, non avevano mica i satteliti che scrutavano la zona del big bang.
Si è squarciato.
Un profeta aveva detto :”se tu squarciassi i cieli”, ma non si poteva squarciare. Icaro lo sapeva che non si può sfidare il cielo.
Bene, un popolo così, sulla riva del Giordano – dove sono stato a Pasqua – il cielo si squarcia e vedono quel che c’è oltre, sentono quel che c’è oltre! Ed esplodono perché non c’è il nulla, sentono una Voce che vien da oltre, c’è Uno che parla. Scoprono che Dio esiste davvero e che Dio ha squarciato la cappa del cielo e parla, parla a noi, parla a Uno di loro, il più attento di loro: il falegname di Nazareth e sente che parlano più a lungo. E capisce tutto e si sente dire: Tu che sei fino arrivato a vent’anni e fino ad ora non sapevi bene cosa fare, hai fatto un certo lavoro, non hai ancora preso moglie, non sai ancora se devi stare a Nazareth o devi andare a Gerusalemme, devi andare ad Atene, devi andare a Roma. Che problemi ti metti? Il tuo unico problema è che “tu sei il mio Figlio prediletto, l’amato”, il Mio compiacimento, Quello che Mi piace di più, Tu sei il Mio preferito.
Gesù si sente dire questo a Lui e gli altri lo vedono, che parla a Lui. E in faccia gli vedi : questo mi basta, questa è la mia vita, la mia felicità è questo, é che io sono il Tuo…l’Amato, il preferito! Quello che ti piace di più. Ti piace tutto di me, anche quello che a me non piace, quello che di me non capisco, quello di cui gli altri mi rimproverano.. A te piace! Se piaccio a Dio cosa avete da dire voi su di me? Mi basta solo che io così come sono piaccio tutto a Dio. Tutto di me è bello, da adesso ho solo un problema. Cosa mi importa se faccio il falegname, se sto a Nazareth, se sto a Gerusalemme, se vado a Roma o da un altra parte, vado nella galassia; Io in questo momento non so cosa farò e dove lo farò, ma so perché lo farò, perché farò tutto quel che farò: per scoprire quello che di bello Tu vedi in me, per scoprire la bellezza che mi porto addosso. Sono disposto a cambiare tutta la vita e quel cambierò lo cambierò per far questo, per scoprire come Tu mi guardi, che in me tutto è bello, che non sono sbagliato.
Che pena quando – mi succede spesso – una persona mi dice :”Io sono sbagliato”, “io sono uno scherzo della natura”, “io sono fatto male” per delle ferite che hanno addosso che non si possono togliere per tutta la vita.
Gesù cambierà tante cose, ma lo scopo è questo, non perché si aspetta da quel che farà la felicità, la felicità ce l’ha già addosso, deve solo scoprirlo. Cambierà lavoro, smetterà di fare il falegname, l’arredatore di interni, invece di mobili va a fare il rabbino, il profeta; non sta a Nazareth, andrà in giro per tre anni senza una pietra su cui posare il capo, poi andrà a Gerusalemme, a Gerusalemme lo fanno fuori e cambia l’abitazione; cambia anche gli amici, aveva un certo tipo di amici, se ne sceglie altri Dodici, diversi, impossibili da stare insieme.
Sceglie una nuova abitazione, un nuovo lavoro, nuovi amici perché gli faccian compagnia in questa ricerca, che lo aiutino a sentire tutti i giorni la voce di Dio che gli dice: “Tu sei il prediletto”, e che Lo guardino come quel giorno Lui si è sentito guardato da Dio.
Oggi oltre quei Dodici sceglie noi perché Gli facciamo compagnia in questo, perché anche noi vediamo squarciarsi il cielo, anche noi sentiamo che Dio c’è, che Dio dice a me, a te, a te: “Ma tu sei il prediletto, sei l’amato. Vai benissimo così. Guai a te se cambi qualcosa di te, guai a te se ti fai metter sotto da come gli altri ti riducono, gli altri ti tolgono il respiro, ti fanno sentire fango, terra e polvere”.
Ci sceglie perché noi viviamo l’avventura che quel giorno, sulle rive del Giordano, davanti alla Giordania è iniziata per Lui.
Ma questa avventura Sua diventa la mia, diventa la tua, se noi siamo come quel popolo che era – dice – tutto in attesa, Προσδοκώυτος, tutto teso a scrutare quello che l’avrebbe infiammato il cuore. Noi, oggi, siamo esattamente sfidati come loro quel giorno sulla riva di quel fiume. Questa è l’avventura cristiana.