*Omelia 08 novembre 2018*
“Vi sarà gioia in cielo per un solo peccatore che si converta”.
Perché la gioia è la conversione, cambiare vita, rinascere. La disperazione, invece, è la vita che non si può più convertire, che non cambia più, ogni giorno non ha nulla di nuovo.
Diceva Pavese: “Non c’è cosa più amara dell’alba di un giorno in cui nulla accadrà”. Non c’è cosa più amara dell’inutilità. Uno studioso di storia della psichiatria francese – Diez – diceva: “L’inizio di ogni nevrosi e della sofferenza interiore è il ristagno della personalità”. Quando l’acqua ristagna! Invece che continuare a sbatterci contro la roccia, a scorrere, cerca un buco per fare lo stagno. Si stufa di cambiare, di sbattersi contro la realtà, preferisce ristagnare, rinchiudersi li… Lì comincia la morte, comincia a marcire l’io. Che cos’è, allora, la conversione, se è l’unica possibilità di felicità vera? Il Vangelo lo chiama μετάνοια (metànoia); metànoia fu il primo grido di Gesù, le prime parole di Gesù. Metànoia vuol dire ribaltamento della vita, ma non tanto la morale, che viene dopo come frutto, inesorabilmente anche se non meccanicamente.
νοια (noia) è la mentalità, νοῦς (noûs) è la mente, il pensiero, la capacità di misurare le cose, di dire cosa vale: cose belle e cose brutte, è il punto di vista su tutto.
Questo è la conversione: prima della conversione le cose sono brutte, o meglio son belle, ma tu le vedi brutte e dopo le vedi bellissime; lo erano anche prima, è che tu le guardavi dalla parte sbagliata. Ricordo benissimo il giorno in cui ebbi questa impressione, in un flashback, guardando indietro la mia vita: venivo da 8 anni di amarezze, veleno, incattivimento, la lotta di classe mi aveva spinto a combattere il male, più che a vedere il bene e ricordo la scena, ero in un Museo a Roma di arazzi. La guida mostrava un arazzo fiammingo, ci fece vedere prima il disegno, poi ce lo ribaltò davanti e disse: “Che artista ci vuole, che artista c’è nascosto dietro a questi groppi di fili assurdi che son lì dietro, per ricavare dagli stessi fili un disegno bellissimo, quello che avete visto davanti?”
Io mi ricordo che saltai e dissi: “Ma questa è la mia vita!”; la guardai indietro ed era il primo momento in cui ero in pace col mio passato: anche tutte le cose dolorose e faticose, anche l’incattivimento, adesso, aveva la sua parte, preziosa, dentro un disegno bellissimo.
Ebbi l’impressione che anche dietro alla mia vita ci fosse questo artista misterioso che la stava dipanando e disegnando. E io non l’avevo mai conosciuto e, non conoscendo lui, guardavo sempre il mio arazzo dalla parte sbagliata. Non avevo ancora incontrato la guida degli arazzi fiamminghi! Ecco, da quel giorno, io, ogni giorno, mi alzo al mattino e devo re-incontrare quella guida che mi ribalta il tappeto, che mi ribalta l’arazzo e che mi svela il disegno fantastico di cui tutto fa parte; anche le cose che sono brutte e dolorose, misteriosamente, questo artista le riesce a “ingroppare” in un modo che fanno un disegno entusiasmante e questo mi fa vivere con uno struggimento che mi rimane: di spendere tutta la vita, di fare tutto, per andare ad abbracciare l’artista.