Omelia Don Carlo 30 novembre 2018

“Senza linguaggio, senza parole, senza che si oda la loro voce, per tutta la terra si diffonde il loro annuncio e ai confini del mondo il loro messaggio”.

Si è diffuso l’annuncio di quel che succede quel giorno sulla spiaggia del lago di Tiberiade ad Andrea e a Pietro. Oggi è la festa di Sant’Andrea.

Si è diffuso, anche stamattina, senza linguaggio, senza parole, senza urla, senza niente. Il fatto si è diffuso, ci ha raggiunti dentro il nostro pigiama e c’ha portati qua.

Esattamente con la forza che quel giorno prende Andrea e suo fratello, lasciano le barche, le reti; mogli e figli rimangono dietro e un attimo dopo si guardano in faccia: “Ma Chi è che ci sta succedendo? Ma Chi è questo qua? Cos’è? Mogli, figli, lavoro, la professione, l’aziendina…”. Sembra un attacco al valore della famiglia, della laicità della professione. 

“Ma cos’è che ci sta succedendo?” 

Un attimo di sgomento, eppure liberamente van dietro, si voltano verso il collega pescatore che li guarda, scuote la testa: “Ma voi siete pazzi. Non può venire da Dio una roba così. Ma cosa c’è di più bello del fatto che un uomo e una donna si mettano insieme, figli, lavoro, la casa…”.

Esattamente come un po’ di giorni fa – mi viene un po’ di sgomento al pensiero –  a pranzo con due cristiani impegnati, con un ruolo di responsabilità dentro la Chiesa, si discute di un uomo che all’improvviso lascia la morosa, lascia la professione e va per una forma di vocazione radicale, che non va di moda.

Questi due cristiani impegnati, seri, insomma, con un ruolo: “Ma no! Che senso ha? Ma no! Ma è contro natura, cosa c’è di più bello per un uomo e per una donna di fare un figlio…”. Quel momento lo sgomento l’ho avuto io. Mi sono reso conto che ci può essere un abisso, una lontananza anche tra gente, tra cristiani impegnati, che guidano. Ti accorgi che c’è un abisso tra loro, tra il loro sguardo e la sfida di Gesù. 

Un abisso.

Un abisso che non è che mancano di fede o di amore, non è un problema di essere, di avere la fede o no.Non è un problema di fede o amore, ma di desiderio, di grandezza del desiderio. Il confine non è se è dentro o fuori dalla Chiesa, ma se è dentro o fuori dall’orizzonte della natura.

Mi rendevo conto che per loro il massimo era la natura: moglie, figli, lavoro… non era pensabile che ci fosse qualcosa di più grande per il cuore e di più vero. Il confine è se ti basta l’orizzonte naturale delle cose, oppure magari se sei un ateo, sei ferito, sei scomposto, hai la vita devastata, apparentemente sei contro la Chiesa, se hai un sacco di cose che non vanno, ma hai un grido che grida Dio. 

Per un istante mi sono trovato più vicino, sentivo di respirare di più con quest’uomo scomposto fuori dalla Chiesa, che capiva la sfida di Cristo lanciata da Andrea e Pietro, che con questi qui, che apparentemente dan tutta la vita per la vita della comunità. Ma mi veniva l’asma, perché era tutto chiuso dentro l’orizzonte naturale: anche loro guardavano, scuotevano la testa.