Omelia Don Carlo 27 novembre 2018

Omelia 27 novembre 2018

“Vieni Signore a giudicare la terra”

Perché io non ci posso vivere sulla terra senza un giudizio vero. Non può essere tutto uguale.
Il male non è uguale al bene; amare essere fedeli non è uguale a odiare e tradire.
Non potrei tollerare che l’opera di Madre Teresa di Calcutta sia uguale ai lager di Hitler o di Stalin.
Che la vittima sia uguale al carnefice è intollerabile al cuore umano, perché se tutto fosse uguale a tutto io non potrei amare veramente niente. Io ho bisogno di un giudizio vero.
Eppure, la parola giudizio fa tremare, fa paura.
Perché mai?
Perché tutti gli uomini di tutte le religioni hanno paura, hanno paura del giudizio di Dio?

Com’è acuta l’Apocalisse, la rivelazione che ha avuto Giovanni quando era ai lavori forzati nell’isola di Pathmos – dove andrò tra un mese -: “Lanciò la falce e rovescio l’uva nel tino dell’ira di Dio”
L’immagine di una vendemmia con la falce che taglia e l’uva viene gettata per essere pestata nel tino dell’ira di Dio.
Tutti gli uomini religiosi parlano dell’ira di Dio, perché nessun uomo si sente a posto. E anche gli ebrei, che sono la preparazione al cristianesimo, anche loro temono il castigo dell’ira di Dio, temono il diluvio, temono il fuoco che brucia Sodoma e Gomorra, temono l’ira di Dio.

E Gesù cosa ha portato di nuovo? Che fine fa l’ira di Dio di cui qui si parla ancora – perché Giovanni era discepolo di Cristo, anche lui parla del tino dell’ira di Dio -?
Che cos’è l’ira di Dio nell’esperienza cristiana?

L’ira di Dio c’è ma non è contro il peccatore; è contro il peccato. È come l’ira del chirurgo che odia il tumore perché ama il paziente.
Ecco, l’ira di Dio resta, ma non è contro il peccatore, quello è perdonato appena si converte.
L’ira di Dio c’è ma è contro il male, contro la menzogna; Dio distingue il peccato dal peccatore, cosa che non fanno né le religioni né il giudizio civile, penale. I giornali distruggono la persona confondendo il peccato con il peccatore.
Quando io ho paura di Dio e del suo giudizio è perché sono io che confondo il mio essere con il mio agire, riduco il mio essere al mio fare, quando io sono quel che faccio…no! Io non posso dire che sono sbagliato. Posso dire “ho sbagliato 1000 volte, sì, e mi pento”, ma non sono sbagliato, sono fatto bene nel mio cuore. Mi ha fatto Dio, sono Sua creatura e sono bellissimo agli occhi di Dio!
Il peccato non mi rovina mai il mio essere.
Che bisogno ho ogni giorno?

Di intercettare di nuovo lo sguardo di Dio che è entusiasta di me.