Omelia Don Carlo 26 novembre 2018

Omelia 26 novembre 2018

“I centoquarantaquattromila recavano scritto sulla fronte il suo nome”

Hanno in fronte il marchio dell’appartenenza, la sigla del padrone. In quella cultura era normale, non c’era democrazia, c’erano imperi dovunque, c’era il possesso assoluto, la schiavitù difesa con le armi, la libertà era zero: o nascevi libero o non lo saresti stato, mai. E ogni cosa, ogni bestia, anche ogni schiavo, aveva il marchio, la sigla, del suo padrone sulla fronte. Era un marchio chiamato sigillo: χαρακτήρ o σφραγις, marchio a fuoco indelebile. Ed era un marchio disperante. Immagine terribile, ma i Cristiani dicono: “noi siamo gente col marchio in fronte, gente che appartiene”. Eppure quel marchio non era disperante, ma entusiasmante, ne andavano fieri. Dice ancora quest’immagine dell’apocalisse: “Essi che hanno un marchio in fronte cantavano un canto nuovo davanti al trono”

Gente che festeggia, che è fiera perche quel marchio li fa liberi: ma come è possibile? Che marchio è? Fu chiesto un giorno a Paolo e disse:”scìo qui credidi, perché io so di chi sono”. La disperazione o l’entusiasmo dipendono da questo: se tu sai che marchio è quello, di Chi sei, perché io ogni mattina ho bisogno di sapere di Chi sono.

“Ecco la generazione che cerca il tuo volto”

Ecco, ho bisogno di amici che ogni giorno cerchino il Suo volto, perché è il Suo volto che mi dice che marchio ho in fronte, di Chi sono. E Lui è il marchio. E io scopro che il marchio coincide col Suo volto.