Omelia Don Carlo 5 ottobre 2018

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A Bologna ieri era San Petronio, il patrono, e oggi si festeggia, quindi, San Francesco.

Omelia 5 ottobre 2018

Oggi è la festa di San Francesco, che a vent’anni decide per la povertà assoluta. Il distacco da tutto. E’ il primo step della sua vita che insorge da un acuto, potentissimo senso religioso dell’uomo medievale: “Quid animo satis?”, si è chiesto per tutta la giovinezza. 

Che cosa basta mai all’animo di un uomo? 

E la risposta sua è: “Niente”, perché è sconfinato il desiderio. Posso sommare le mille cose belle che mi da mio padre, che avrei, sono niente, sono limitate, perché non sono Dio, sono solo creature di Dio. 

E che c’entrano con Dio? San Francesco a vent’anni è un po’ confuso, dice “Niente”, sono ostacoli o perlomeno distrazioni nel mio cammino verso Dio. Non le vede utili, lo appesantiscono e sceglie la povertà, rinuncia e distacco, come tutta l’ascesi medievale delle grandi religioni. 

A 44 anni, meno di un mese prima di morire, compone il Cantico, il secondo step, quello definitivo. 

“Laudato Sii con tutte le creature”. 

Tutte le cose lodano Dio, son tutte segno di Lui, perché son creature Sue, sono Sue. Le guardi e ti parlano di Dio e della bellezza di Dio, che innesca il desiderio di Dio e infiamma l’affezione per Dio e per tutto ciò che è Suo. E lui si trova addosso questo di più inimmaginato di affezione, per tutte le cose. Le canta perché adesso lo infiammano. Prima se n’è distaccato, adesso prova un attaccamento ben più potente di prima. Parte con un distacco, cioè con un di-meno di affezione, e scopre invece l’ascesi cristiana, che non è un distacco dalle cose, come in tutte le religioni, ma un distacco dalla superficie per attaccarsi al fondo. E il fondo delle cose è il Creatore delle cose. Le cose sono cento volte più belle, cento volte più desiderabili. 

Non sono cambiate le cose, è cambiato lui. A vent’anni era sentimentale e superficiale, vedeva solo l’apparenza, non riusciva a vedere il fondo, pensava che fosse altrove quello che gli prendeva il cuore. Adesso è arrivato al fondo, e scopre invece che il fondo delle cose, che è Dio, lo infiamma di più per le cose. E scopre che il distacco delle cose non è il cristiano, il cristiano è uno che è più attaccato alle cose degli altri perché è attaccato al loro fondo. 

E’ la rivoluzione cristiana: il cristianesimo non è un distacco, una rinuncia, un sacrificio delle cose, ma un attaccamento più grande che passa da una radicalità di sguardo e di decisione. Lui scopre quello che aveva detto qualche tempo prima, qualche decennio prima, il grande Bernardo a chi lo rimproverava (i vescovi) perché non reprimeva sufficientemente i giovani ventenni dei suoi monasteri, che erano un po’ scomposti nel loro modo di vivere il rapporto con le cose.. Che non li reprimeva abbastanza, che avevano troppo ardore e avrebbe dovuto reprimerli. E lui disse: “No, non l’aridità o il languore, ma un ardore più potente purificherà in loro l’amore”. Se scoprono il Creatore delle cose arderanno di più e non di meno, non voglio gente apatica, anaffettiva. Voglio che scoprano, che scopra il mondo guardando i miei giovani, che l’ardore per il Creatore infiamma ancora di più, mette in ordine l’ardore per le cose. 

Il cristiano scommette su un di-più di ardore e di affezione, non su un di-meno.