Omelia 21 settembre
“Senza linguaggio, senza parole si diffonde per tutta la terra il loro annuncio, fino ai confini del mondo”
L’intuizione del salmista è l’esperienza cristiana: un messaggio che si diffonde senza linguaggio e senza parole, senza che si oda la voce, perché è una vita “incantata”, vibra nella carne, basta un brandello di carne distrutto, estenuato, agli stremi, come gli occhi di mia madre, ieri mattina, che sta arrivando alla fine di questa vita e non molla! Abbiamo dovuto firmare una carta perchè dall’ospedale l’hanno rimandata a casa sei volte in sei mesi perchè si risveglia dal coma e riparte, non ci si fa niente, non ha malattie, e si estenua piano piano… bene: l’ho rivista ancora, ormai non parla più, ma ha gli occhi, aperti, tesi, ha una tensione interiore enorme, tesa, tesa alla vita perchè capisce che è alla fine e grida: sono fatta per l’eternità! Ed inchioda tutti , non parla, non si muove, tutti li guarda, ha solo gli occhi, ma dentro c’è il fuoco dell’eterno, che vibra e si muove e si capisce benissimo, muore come ha vissuto gli ultimi trentadue anni, non serve niente altro! Perchè questo? Perchè ha coscienza, l’unica lì dentro che ha coscienza. Dagli occhi si vede il pensiero, quel che pensa e quel che ama e quel che vuole, non c’è bisogno di altro. Questo è il cristianesimo. E’ una cosa che non si dice, non è la religione del libro, della parola scritta ed anche della parola parlata. Le parole parlate sono sempre equivoche, sono sempre manipolabili, ma la carne che vibra dell’Eterno… no!
Ieri sera è venuto un amico da una città lontana e abbiamo mangiato una pizza, ci alziamo, lui va con la carta di credito, si alza un signore del tavolino vicino a noi, che era lì e dice: “Io vengo da lontano anche io, sono qui per mangiare la pizza, ma scusate, se ho sentito, ma io vorrei alzarmi al mattino con lo slancio di desiderio che ho sentito in lui”… e parlavamo di disgrazie serie eh, con quest’uomo qua… però il tema era questo, noi non possiamo eliminare le disgrazie dalla nostra vita, scegliere le nostre croci, ma c’è un modo di stare sulla croce, per sopportazione, per passività, per dovere o per mortificazione, e c’è un modo di stare sulla croce animati dal desiderio, che nessuna croce dovrà distruggere. Questa è la festa di San Matteo, era un pubblicano, un corrotto, faceva gli affari con le creste sulle tasse, anche lui era un amico di Zaccheo, eppure Gesù lo guarda e lo chiama, trapassa con quel dito di Caravaggio la sua cornea e lui lascia tutto e va! Resta un peccatore, ha ancora gli amici peccatori, fa baldoria con i peccatori, ma dentro a quella cena c’è qualcosa, che si trasmette senza linguaggio, senza parole, che si diffonderà fino ai confini del mondo: è arrivato perfino in Italia, in Emilia Romagna, stamattina noi siamo ancora qui a vibrare per qualcosa che si è trasmesso senza linguaggio, senza parole, senza che si oda la voce.