Omelia Don Carlo 2 settembre 2018

*Omelia 2 settembre 2018*

“Nulla che viene da fuori rende l’uomo puro o impuro”

Ciò che ti realizza é dentro, non fuori di te. Tu solo decidi di te stesso, niente altro e nessun altro. Il mondo intero pensa di incontrare questo, allora come oggi.
Allora era la l’impurità legale, la magia, il malocchio – queste strane impurità che non si capiva bene cosa fossero – oggi é la società, la politica, la famiglia, la ragazza, come sono nato, il mio inconscio, il mio carattere, come sono fatto, il passato… No – dice Gesù- tu hai dentro di te il potere di realizzare te stesso o di rovinare te stesso!

La repulsione di Gesù è il baricentro, la punta del compasso, senza Gesù è fuori e l’uomo è uno sbaricentrato, come uno che deve appoggiarsi alla stampella, al girello, all’ausilio, alla ringhiera, sempre a qualcosa di altro. Gesù sposta il baricentro “dentro”, quel che ti rende puro o impuro, che ti contamina o che ti realizza è dentro di te, dentro il cuore. Tu puoi, come Gesù ha dimostrato, realizzare te stesso.

Neppure la croce dei romani gliel’ha impedito. Certo, la croce gli ha distrutto il corpo, massacrato fino all’ultimo, ma il cuore no. Il cuore non gliel’hanno distrutto. Gli hanno infilato la lancia nel cuore, ma il cuore non è la pompa del sangue eh, il cuore è la profondità dell’io! Questo non solo non gliel’hanno toccato, ma la croce gli ha tolto tutto fuorché il cuore, ha fatto emergere il cuore come se togliessero, come da una cipolla, tutto ciò che c’è fuori, il collo, la sostanza, e sulla croce si è visto benissimo cosa aveva nel cuore. Il centurione dice, vedendolo morire così: Ma chi era questo qui? Ma questo è un uomo giusto, un uomo vero, questo è il figlio di Dio, il cuore non glielo abbiamo distrutto!

Perché Gesù sulla croce cos’ha fatto? Non ha potuto scendere, non ha potuto uscire dall’esterno, che lo condizionava o inchiodava… Ha scelto Dio: “Mio Dio nelle Tue mani mi affido”.
Ha riconosciuto Dio, Lo ha scelto e Lo ha amato, e io ho lo stesso potere di Gesù. Io posso vivere come Gesù, realizzare me stesso, qualunque sia la mia condizione sociale, di salute, di soldi, di tutto, di ambiente. Perché Dio è la verità di me e io Lo posso scegliere e conoscere, se Lui mi si rivela, e amarLo se mi da la possibilità in tutte le circostanze. Dio è insostituibile, ma di Dio io non sono derubabile mai da nessuno. Nessuno me lo può impedire, il mio cuore ha sempre il potere di riconoscere Dio al fondo di sé e di offrirgli la vita.

Io posso sempre scegliere Dio come lo ha scelto Gesù ed essere libero: punto e basta! Questa è la sfida cristiana.

E se ci sembra impossibile San Giacomo dice, di fronte all’ obiezione: “Ma è impossibile, io non ce la posso fare, io mica sono Gesù”… Quante volte la gente me lo dice: e che differenza c’è? Lui era un uomo vero si o si?

Allora, ha dimostrato ciò che un uomo vero può realizzare. Di fronte a questa obiezione – ma io non so vivere, non ce la posso fare – San Giacomo dice :”Ogni dono perfetto viene dall’alto, dal Padre. Ma è venuto dall’alto il dono perfetto è Gesù, un uomo vero è venuto, ha vissuto da uomo vero, e ci ha aperto la strada perché io possa vivere come Lui. Gesù nel mondo ci è venuto, e ci resta.

Non come nelle tragedie di Shakespeare che sto leggendo in questo periodo, in cui si vede che del cristianesimo non è rimasto nulla, se non una cornice teocentrica, ma nell’al di qua non c’è nulla; c’è una cornice in cui si può vivere da pagani, come se Dio non ci fosse, c’è un Destino chiamato Dio, ma non c’è più niente.

No! Gesù c’è e non è Lui che manca dentro il mondo, quel che può mancare è il desiderio.
Lui è il dono perfetto, quel che può mancare é il desiderio del perfetto. L’uomo può accontentarsi dell’imperfetto, del meschino, del ripiegare su di meno, su ciò che costa meno, che non chiede fatica e che non chiede lotta. Perché la cosa che l’uomo rifiuta è la lotta per la propria felicità. Questa è l’amara scoperta che ha fatto il grande Sigmund Freud. Ho ripreso in mano quest estate alcuni aspetti della psicanalisi, soprattutto l’ultima parte della sua vita quando ha messo in discussione il percorso fatto fin’ ora. L’ultimo saggio, “Oltre il principio di piacere”, su cui aveva costruito tutta la sua scoperta dell’inconscio, che l’uomo si muove per godere, per il principio di piacere, e lui pensava di riabilitare, lui diceva di attivare all’abbonamento in ogni uomo del desiderio e si è accorto che in una percentuale crescente di pazienti, di fronte alla proposta di fare quel cammino, quel percorso di analisi, di riappropriarsi del rimosso, di fare il transfer, di dire io riappropriandosi delle cose messe in freezer per troppo tempo, che li facevano star male dentro, le nevrosi: “eh ma mi costa troppo adesso, mi dia qualche pillola. Mi costa troppo, non voglio mica più fare questa fatica, spendere soldi”. “Eh ma così rimani nella nevrosi, forse diventerà psicosi, starai male dentro per tutta la vita”. “Eh ma tanto qui alla fine si deve morire”. E tantissima gente rifiutava la fatica perché aveva dentro non solo il principio di piacere ma, dice lui, il todestrieb, la pulsione mortale, una pulsione di morte, un meccanismo che mentre ti fa desiderare il piacere, dall’altro lato desideri anche morire, finire: sei capace di lottare per la tua felicità, ma di odiare te stesso, di rinunciare a questa lotta, di scegliere il comodo, di lasciarti morire piano piano.
Questo ha messo in crisi Freud alla fine della vita. L’unico errore che fa è che questa la chiama “Trib”, pulsione, non ha il coraggio di chiamarla libertà, volontà, perché a questo lui non ci arriva mai. Ma di fatto non è una pulsione meccanica che mi spinge al piacere o alla morte: è una decisione libera di ogni istante. Io ogni istante posso lottare per la mia felicità o decidere di lasciarmi morire, e Dio si inchina alla scelta della mia libertà. Perché è il dono Suo la mia libertà, è il dono più divino che Lui ha fatto: il potere su me stesso di realizzarmi o di distruggermi.
Il Cristianesimo introduce nel mondo questa sfida, che l’uomo moderno non tollera. Se un giorno vi leggerete “La leggenda del grande Inquisitore” di Dostoevskij dice proprio questo: “tu hai sfidato gli uomini mettendogli sulle spalle il giogo della libertà. É troppo. È troppo, gli uomini preferiscono il comodo, preferiscono che qualcuno decida al loro posto; siamo noi i veri liberatori dell’uomo, quelli che hanno tolto questo potere, decidiamo noi per tutti. Tu invece li hai schiacciati con la croce della libertà”.
Resta sempre la croce di Gesù il punto di incontro e di scontro, anche nella nostra vita, nel modo con cui ci guardiamo: la tensione dello sguardo dipende da questo livello, se abbiamo l’audacia di collocare l’asticella, anche dell’affezione tra noi, a questo livello.