Omelia Don Carlo 18 settembre 2018

Omelia 18 settembre 2018

“Un grande profeta è sorto tra noi. Dio ha visitato il suo popolo”

Se è il profeta, c’è il popolo, se no c’è una massa confusa, slegata. Il profeta non è quel che predice il futuro, ma quello che ha coscienza del presente, di quello che ci lega nel presente, che ci fa essere un popolo, cioè ha coscienza dello scopo perché è lo scopo che unisce. Si può provenire da tutti i posti più disparati; se abbiamo in comune lo scopo pian piano ci troviamo insieme. È il senso del compito che il profeta fa sorgere dentro il cuore di ognuno e questo fa di noi un popolo. Il profeta ricorda a questa gente sbandata, confusa, oppressa in questo momento dalla superpotenza feroce dei Romani, il popolo che loro sono, il compito che hanno ricevuto all’origine dal padre Abramo. Qual è il loro compito?
Lo stanno ancora cercando, stanno ancora attendendo che venga un Messia a svelarglielo. Il nostro, quello che fa di noi, dopo duemila anni, dentro questo mondo, un popolo, quello che ci lega non sono legami naturali.
Che stamattina Monica arrivi e dica: “Voglia un bacio, un abbraccio…”
Cosa ho in comune io con te, con voi? Legami di natura niente, interessi economici nessuno, non abbiamo niente se non questo richiamo che ha svegliato i cuori e ci ha assegnato lo stesso compito dentro il mondo.

Qual è il nostro compito, che fa di gente così strampalata un popolo? Dice Paolo, quello che ha la mente più folgorante, che ha le zampate, che coglie sempre l’essenziale: “Desiderate [alla fine del brano] intensamente i carismi più grandi”
Noi non siamo chiamati a fare delle cose, ma a desiderare intensamente. Ecco il nostro compito: non è fare, ma desiderare e svegliare i desideri dei cuori. Noi siamo i profeti del desiderio, chiamati ad infiammare i cuori, ad accendere i desideri più grandi.
“Desiderate ardentemente i carismi”
Carisma da charis, vuol dire insieme grazia e bellezza.

Qual è la bellezza che infiamma i cuori? Tutti si sentono chiamati a qualcosa. In questo periodo i ragazzi devono scegliere la facoltà dove iscriversi, sperano di passare i test di qua e di là…”mi sento chiamata a questo”, “chiamato a questo”…
Rimango un po’ così. “Chiamato a fare il medico”, “a fare l’ingegnere”, “a fare il giudice”…
Certo, puoi avere delle inclinazioni, puoi essere capace di, ma non esiste una professione che ti esaurisca fino in fondo, che ti prenda tutto! Tutti possono far tutto: gli ingegneri, i medici, i politici… Tutti sono inclinati e desiderano sposarsi, poi magari non tutti lo fanno, e fanno figli. Questi per tutti sono gli obiettivi, gli scopi.
Per noi no. Per il popolo che Dio ha scelto risvegliato dai profeti, quello che per gli altri sono lo scopo, gli obiettivi, per noi sono solo mezzi, condizioni, ma lo scopo no. Lo scopo nostro è un altro.
Noi non siamo in alcun modo migliori di altri o più degni. Siamo chiamati, c’è stato dato di conoscere, di scoprire un compito grande, unico. Tutti possono far tutto ma il compito lo possono svolgere solo quelli a cui è stato svelato, a cui è stato proposto. Qual è il nostro compito dentro il mondo, il compito del popolo cristiano?
“Desiderate intensamente i carismi più grandi”.
Sì, il nostro compito è destare il desiderio più grande del cuore umano, cioè di generare uomini audaci nel desiderio. Quindi uomini pericolosi, perché ciò che è più terribile per chi ha il potere, qualunque tipo di potere, è di avere di fronte un uomo desideroso, audace, che ubbidisce al proprio desiderio, che non conosce altra legge che ciò per cui il suo cuore è fatto. Come i bambini, istintivamente sono così. Ecco chi siamo noi, quello che abbiamo in comune: uomini che dicono a chi incontrano ogni giorno: “Guarda che ciò per cui il tuo cuore è fatto esiste, esiste! Guarda, in me, vedi, già un po’ esiste! Guardami in faccia”.
Questo è il nostro compito nel mondo, solo che questo compito non esige competenze particolari. Neanche di sapere parlare. Il cristianesimo non è un annuncio verbale, è incarnato. Il cristianesimo non si dice, non si scrive: si incarna. Si deve vedere nella faccia, nel sangue, nel sentimento. Il cristianesimo si diffonde soltanto se tu metti il cuore in quel che dici, in quel che fai. Se tu ami quel che pensi, pensi quel che ami. Sei integro dentro, integro nel desiderio, non nelle capacità. E tu puoi svolgere questo compito, perché un cuore da donare celo abbiamo tutti.