Omelia Don Carlo 21 maggio 2019

*Omelia 21 maggio*

“Se mi amaste vi rallegrereste che vado al Padre”.
Voi mi volete bene, ma non vi rallegrate che io vado al Padre perché non sapete qual è il mio bene, lo sentite, ma non lo capite. Pensate che il mio bene siete voi, che il vostro bene sono io. Non è così.

“Ma io vado dal Padre che è più grande di me”.
Voi non capite che io sono fatto per qualcosa di più grande di me e più grande di voi. Voi sentite, avete un grande sentimento per me, ma quello che non sentite è il grido che insorge dal mio cuore ed anche dal vostro, non capite neanche voi stessi. Non capite che volerci bene implica che io vada più in là di voi e che voi andiate più in là di me. Non capite che amarsi veramente implica, non un distacco, ma un apparente distacco, un distacco dalla
superficie; bisogna attaccarsi alla profondità di me e di voi che è oltre, o meglio, è dentro. È oltre la superficie. Ma non lo capite, è troppo, non lo reggete! Non ve lo posso neppure spiegare.

“Non parlerò più a lungo con voi”.
È terribile: devo smettere di parlare! Anche testimoniare la mia esperienza è diventato inutile, perché sono sempre parole e fatti miei, è roba mia. Ma non basto io a farvi capire chi sono io, a capire Dio può solo Dio. Solo Dio può comunicare Dio. E se ne va e non capiscono. E perché non se ne vada, Pietro tira fuori addirittura la spada, tanta è la paura; ché Pietro non lo può capire che l’amore implichi questo. Pietro è l’amore “ti prendo e stai qui”, come la Maddalena! Non c’è verso!
L’amore è di più di quel che tu afferri, non è con te, è dentro, è oltre la superficie. Loro capiranno solo a Pentecoste, perché è lo spirito di Dio che fa capire Dio, lo Spirito umano non fa capire né Dio né l’umano. Il divino è la verità dell’umano. La comunità, la comunione, l’unità tra noi non si fa, si domanda, la fa lo Spirito. Quando noi diciamo: “Non vedo più, non sento più l’unità tra noi, non la vedo e non la sento…” è perché non capiamo il livello!
Non è mai la comunità che manca tra noi o il legame;
manca la preghiera allo Spirito che ce la faccia capire e che la renda nostra.
È per questo che anche noi attendiamo, come loro e più di loro, la Pentecoste, che venga lo Spirito, altrimenti rimaniamo ultimamente estranei, ma non appena tra noi, ognuno a se stesso.