Omelia 16 dicembre 2018
“Siate lieti”
Il comando di Paolo. Come si può comandare la gioia? Io non godo a comando, al cuore non si comanda, comanda lui e sa per che cosa godere. Io godo se ho una ragione per godere, o meglio, se faccio una esperienza di bellezza; non bastano neppure le ragioni al cuore. Χαίρετε πάντοτε vuol dire non appena “siate lieti”, non è tradotto benissimo. Vuol dire “godete, rallegratevi e godete”. E insiste, ostinato, Paolo:
“Ve lo ripeto: siate sempre lieti”
Questa poi è impossibile, perché godere sempre è impossibile; certo ci sono delle cose più o meno belle, anche quelle belle vengono meno, non durano. Ci sono cose della vita che fanno godere e altre che fanno piangere, la vita ha gli alti e i bassi. E Paolo ha avuto pure lui tanti alti e moltissimi bassi, ne ha provate di tutti, di tutti i colori.
Come può dire “godete sempre”? Che ragioni ha Paolo per dire “sempre”? Cosa c’è di “sempre”, di ininterrotto, di eterno che gli fa dire “sempre”?
“Perché il Signore [non perché le cose…] è in mezzo a te”
La profezia del profeta Sofonia e l’esperienza di Paolo. “Il Signore è in mezzo a te” e non se ne va più: questa è la ragione della gioia continua, che un giorno a Damasco ha fatto irruzione nella sua vita, l’irruzione dell’energia eterna di Gesù Risorto e non se n’è più andata! È stato un terremoto che ha innescato un sussulto, una vibrazione nella vita di Paolo; non di terrore, se non forse nel primo istante, ma di una gioia inarrestabile, irrefrenabile, che non si è più interrotta. E non è che gli ha cambiato le cose della vita, sono rimaste quelle, sempre oscillanti, terremotate le cose, ma quella vita ha innescato, non gli ha cambiato le cose, ma ha terremotato le cose, terremotate con una vibrazione nuova, positiva, di una gioia potente, continua, nonostante tutto.
Mi viene in mente un’immagine musicale, quando da giovane ho un po’ studiato la musica: nella musica del ‘600 compare ad un certo punto il basso continuo o, lo chiamano anche, il basso ostinato, cioè delle note di fondo che fanno, che sostengono la tonalità, sostengono il motivo di fondo e sopra tu ci tu ci puoi fare, con la mano destra, tutti gli arpeggi e variare le motivazioni melodiche; tutto, puoi fare di tutto, però, di fatto, quella rimane, ti rimane nell’orecchio, è quella che sostiene tutto, ti permette di fare mille cose diverse senza uscire dalla tonalità. Lo chiamano infatti il basso ostinato, una cosa che quando comincia dura fin dopo l’ultima nota.
Ecco, Paolo fa questa esperienza del basso ostinato, di una Presenza che è andata al fondo della vita e che riusciva a stare lì per tutta l’eternità, fino alla fine del mondo non se ne andrà: lui su questo ci può costruire tutto.
Ecco, Paolo può dire Χαίρετε πάντοτε, godete per sempre, potete godere per sempre, non c’è nulla che potrà interrompere quella nota di fondo gioiosa, perché c’è un Basso continuo, ostinato che dalla tua vita non se ne andrà mai più, una volta che ce è entrato e Gli hai fatto prendere possesso tu le puoi fare tutte, ma Lui si ostina a perdonarti, si ostina a rimanere.
Noi quando abbiamo gli alti e i bassi, quando ci perdiamo, quando non vediamo più la gioia continua, non sentiamo più il Basso ostinato, non è perché Lui non è più ostinato o se n’è andato; è perché noi abbiamo staccato lo sguardo di lì, la mano destra è andata per conto suo, non ascolta il basso continuo e ostinato della sinistra, abbiamo smesso di guardare il punto dove Cristo Risorto risorge e risorge di continuo, per aggredire e trasformare la musica della nostra vita.
Dov’è che questo fremito si fa presente e rinasce continuamente il fremito di Cristo Risorto nella tua vita? A questa domanda uno non può rispondere “l’omelia”, può rispondere un dialogo fra amici veri.