Omelia 17 dicembre 2018
“Generò, generò”,
quarantadue generazioni: Dio entra nel mondo attraverso la generazione e la storia! Perché generare è sacro, è collaborare alla creazione di Dio. La fede cristiana valorizza la nostra natura e la sua capacità.
“Gratia supponit naturam”, diceva San Tommaso: la grazia non distrugge, ma presuppone, valorizza la natura! E il primo step della morale cristiana è proprio la natura, come la storia, che è essenziale: noi crediamo in un fatto! In un cosa, in un quando, in un come, in un dove! Se non si può rispondere a queste quattro domande, la fede cristiana scompare!
Gesù attraversa la natura, attraversa la storia, ma è irriducibile a natura e storia! Il Suo cuore ci sta stretto, le farà scoppiare e ne faranno le spese, con correzioni energiche, anche Maria e Giuseppe.
“Non sapevate che devo riferirmi al Padre mio?”; “Chi è mia madre? Chi sono i miei fratelli?”; “Ecco tuo figlio, donna, e basta; “Che c’è tra me e te, oh donna?”
Lui ci stava stretto, ci asfissiava, faceva saltare le dinamiche naturali! E quando noi ci stiamo stretti nella comunità è perché abbiamo accettato i legami naturali come ultima legge, per questo naturalismo ottuso a cui riduciamo la novità di Cristo! Gesù la natura e la storia le attraversa, ma non genera figli, ma genera legami tali così potenti che noi siamo qui e ci sentiamo più fratelli, più genitori, più figli dei legami naturali!
E quando penso a questa cosa – è da quando L’ho incontrato che ci penso – non ho ancora finito di stupirmene e di domandare, di domandare: “Ma cosa mai, che cosa mai ha portato nel mondo da legarci così?”