*Omelia 9 settembre 2018*
“Pieni di stupore dicevano”.
Non succede mai che siamo pieni di stupore. Un po’ di stupore sì, ma pieni, mai, perché il cuore è una voragine senza fondo, non lo colma niente. Le cose non placano il nostro desiderio, sono una benzina: infiamma di più. I nostri desideri e le cose sono segno di un’altra cosa più grande e di un fuoco più grande, che ci invitano a cercare ancora, a far della vita una ricerca, un’avventura.
Ricordo, a dodici anni e mezzo, il lampo che mi colse, quel giorno, nel dialogo con un adulto – l’unico serio e intelligente, anche se mi stava molto antipatico, che mi prese sul serio – che mi disse di non sprecare la vita dietro le stupidaggini degli adolescenti, perché vedeva in me una grandezza dentro, che io stavo sprecando – gli dissi – come i miei coetanei”.
E lì mi fece intuire che la vita è un’avventura e lui, per aiutarmi, mi dava dei libri d’avventura da leggermi. Mi sono letto tutte le avventure immaginabili : dalla fantascienza, romanzi d’amore, scoperte geografiche, diari, Cowboy.
Avevo dodici anni e mezzo, ma mi ha buttato benzina su questo desiderio e cominciai a scoprire che la vita, la realtà, è una foresta di segni e il cuore è una miniera di tizzoni sotto la cenere che basta un po’ di benzina per attizzarli.
E il più suggestivo di questi segni – un adolescente lo capisce al primo colpo – é innamorarsi, perché sei tutto preso e, il primo istante, ti sembra di essere pieno di stupore, ma il sencondo, il terzo, il quarto istante – se non sei scemo – capisci che non è così, che non sei pieno. E allora il primo pensiero che viene a tutti gli adulti è: beh ho sbagliato partner, sarà la prossima, sarà la prossima….Solo che pensi a un altro analogo al primo. Oppure ti può capitare come accadde a me, che c’è un altra ipotesi: invece che continuare a cambiare partner, sfidare quello che hai in quel momento a cercare Chi compie il suo cuore e il tuo; solo quello sarebbe risolutivo. E allora sfidi quello a passar la vita con te a cercare Chi riempie te e lui, te e lei.
Giuseppe e Arianna, da venticinque anni, avete deciso di cercare insieme Chi vi possa riempire di stupore. Cosa avete scoperto in questi venticinque anni? Dovete dirvelo o discuterne con gli amici.
Che cos’hanno scoperto quelle folle – dice il Vangelo di Marco, “nel territorio della Decàpoli”, nella strada che va verso il mare, dal lago fino verso il Libano e verso il mare – che vedendo Gesù, com’era, quel che faceva, quel che era, erano pieni di stupore? Era gente che – tutti si erano innamorati, molti sposati, ognuno aveva tutte le cose più o meno belle della vita – non era mai stata piena; quel giorno furono pieni. Che cosa avevano davanti agli occhi? Cos’è che li riempiva di stupore?
Dice il Vangelo di Marco :”E più Lui lo proibiva e più Lo proclamavano”.
Avevano una cosa incontenibile, non c’era Cristo che li tenesse buoni. Era così incontenibile, così bella, da gridarla a tutti. Non c’era proibizione che tenesse, era diventato un urlo di fronte al mondo, un compito dentro il mondo. Questo non accade mai. Avete mai visto un innamorato che sente quel che gli sta succedendo come un compito per il mondo? Le persone più isolate – guardate in giro, quelli che si limonano, che si baciano – il mondo non c’è, ci sono solo loro, lo esibiscono, nulla di male, ma esistono solo loro. Quello che accade intorno, a meno che non venga una bomba o un terremoto, non li distrae, non c’entra, non è per gli altri, è solo per loro, anzi il mondo li evita, in quel modo lì si isolano. Quel giorno lì, in quelle folle eran tutti che sapevano bene come sappiam tutti cosa vuol dire essere innamorati, cosa vuol dire quelle sensazioni che sembra che prendano tutto, corpo e anima per sempre.
Sentirono che era per il mondo, che era un compito nel mondo.
Non accade praticamente mai. La cultura di oggi, poi, che non è religiosa, non ha capacità metafisica nello sguardo, non ha linguaggio simbolico, non sa manco cosa sia l’esperienza mistica, la confonde con l’estasi, con l’andar fuori, invece che sentire il Mistero dentro un grumo di realtà, come ci insegnano i grandi: Teresa D’Avila, Giovanni Della Croce, Francesco.
Non accade più per nessuno, é rarissimo che io incontro gente che pure sperimenti questo segno suggestivo e tremendo, com’è l’innamorarsi – spaventoso. Per certi aspetti, infatti, si spaventano tutti; oggi non si sposa più nessuno, trovare gente che fa il venticinquesimo è un miracolo di Piemonte, da canonizzazione subito.
Però quel giorno lì accadde nella Decàpoli.
E a me e a te dove accade l’impeto di questa vibrazione che ha dell’incontenibile, che non ti fermerebbe neanche Cristo?
Quali fatti riempiono, colmano di stupore la nostra umanità che si riverbera su chi ci incontra?
É interessante tenere un dialogo tra noi a questo livello, se no chattiamo, andiamo avanti coi social, con gli spetteguless.