*Omelia 12 febbraio 2019*
“O Signore, quanto è mirabile il tuo nome su tutta la terra!”
È mirabile soprattutto perché rende mirabile il mio nome sulla terra. Perché Tu vuoi che la Tua Gloria sia la mia, la Tua bellezza la mia, perfino che il Tuo potere diventi il mio potere. Questo è blasfemo agli occhi degli uomini religiosi.
Ma questo salmista, salmo 8, che vibra di fronte alla grandezza dell’uomo, dice letteralmente: “Tu gli hai dato potere sulle opere delle Tue mani”. “Siate fecondi, riempite la terra, dominate (…) su ogni essere vivente”, cioè prendete possesso di tutto, siate protagonisti sulla terra, creatori, siate imprenditori di voi stessi, imitate Dio che è creatore di tutto e padre di tutti.
Ma dove la trovate questa stima dell’uomo nel mondo? Chi? Quale cultura, quale potere nel mondo stima l’uomo così? Neanche la multinazionale che investe su di te, il popolo che ti elegge a presidente, a imperatore, neanche le religioni hanno l’audacia di stimare così gli uomini. Eppure questo è l’annuncio promesso al popolo ebraico, realizzato da Cristo. Dio ha questo pensiero, appena ha concepito il mondo e ha lanciato all’uomo questa sfida, dice che: “Dio [a quel punto] benedisse il settimo giorno e lo consacrò [alla festa]”.
Questo sguardo di stima, quando io lo accolgo su di me, fa venire voglia di benedire e di festeggiare invece che maledire e lamentarmi, che è il clima infettato che respiriamo di più; fa venire voglia di benedire e festeggiare, non il settimo, ma l’ottavo, il nono, tutti i giorni diventano troppo belli al pensiero che un povero uomo… io resto un povero uomo, e tutti i miei limiti per contrasto fanno emergere di più lo sguardo di stima. Dice: “Che cos’è un uomo che ti prendi cura di lui? (…) L’hai fatto poco meno di un Dio”. Cioè non è Dio, ma tu lo chiami a vivere come Dio, da Dio.
Quando io lascio spazio e accolgo questa sfida, si vede. Chi accoglie questa sfida, in faccia e nel tono, si vede.