Omelia Don Carlo 7 gennaio 2019

*Omelia 7 gennaio 2019*

”Gesù cominciò a dire: «Convertitevi»”.

Cominciò. La prima parola della Sua vita pubblica, ciò che più Gli preme, la prima cosa che deve dire e l’ultima che dirà: “Convertitevi”.
“Suwìth” in ebraico, decidete la vostra sorte. Letteralmente vuol dire “tirate i dadi”, decidete la vostra fortuna, l’avete in mano voi.
Da come tirate i dadi si decide il vostro destino.
Voi potete decidere la
vostra vita, decidere a
chi destinarla, a chi offrirla, per cosa spenderla. Il vostro destino, la vostra sorte è nelle vostre mani.
Da far saltare la testa a quelli che Lo ascoltavano, perché tutta la cultura antica è fatalista, pensa che c’è un destino che ha già deciso tutto di noi e noi non possiamo decidere niente. Siamo solo fortunati o sfortunati. Il destino comunque c’è, è ignoto e inesorabile. Inesorabile vuol dire che non ascolta la preghiera.
Puoi provarci con la magia a difenderti un po’. Terribile, ancora adesso, vengo dall’Anatolia, in tutti i posti vendevano gli amuleti contro il malocchio. L’occhione terribile per scacciare via quelli che ti fanno il malocchio. Terribile. Ancora così.
È qui che nasce questo senso di impotenza, di schiavitù che tutti avevano nel volto. E Lui dice: “No!No! Non c’è un destino già deciso su di voi.
Siete voi che dovete destinare la vostra vita. Voi potete decidere a chi darla. A chi offrirla”.
Le cose in sé sono piccole; le cose possono essere grandi se voi le
destinate alla grandezza.

Quello che rende grande la vita di Gesù, che cos’è?
Faceva il falegname, era in un posto fuori dal mondo. Lui è grande perché ha destinato la Sua vita tutta alla grandezza di Dio, neanche la croce dei romani Gli ha impedito di destinare la Sua vita a Dio.
Quando la nostra vita non ci entusiasma, la sentiamo piccola, meschina, non ci prende, è colpa nostra perché noi non la destiniamo alla grandezza, non la destiniamo a Dio. La sprechiamo dietro a cose meschine o, peggio, non la destiniamo a niente, a nessuno, la subiamo passivamente. Non ne siamo più protagonisti.
La viviamo senza mai convertirla, cioè volgerla, offrirla alla grandezza per cui è data. Dice Dante nel XVI canto del Purgatorio:
“Se ‘l mondo presente disvia, in voi è la cagione,
in voi si cheggia”.
Se il mondo presente è tutto in confusione, nessuno sa dove sta andando, la colpa è vostra perché voi avete delegato la vostra libertà.
Come sono preziosi gli amici invece che sono liberi, che sono protagonisti, che ogni istante prendono in mano la vita, la convertono, la
destinano a ciò che di più grande c’è al mondo,
all’opera del Creatore del
mondo.