Omelia Don Carlo 6 dicembre 2018

Omelia 06 dicembre 2018

“Quella casa cadde e la sua rovina fu grande” perché non era costruita sulla roccia, ma sulla sabbia, sull’umano, sulla natura che non tiene, non sostiene, la speranza adeguata al cuore.
È fragile la natura, matrigna, la chiama Leopardi perché “non mantiene poi quel che promette allor”. Cioè delude, sempre. Quando siamo delusi è perchè abbiamo costruito sulla sabbia, sulle nostre capacità, sulla natura.
Quella casa, invece, non cadde perché era fondata sulla roccia, cioè sul divino, sull’Eterno che è l’unico che, dentro il mondo, sostiene la speranza. Ma dov’è l’Eterno, dov’è il divino dentro il mondo? Tutta la vita per un uomo che ama se stesso sta nella ricerca della roccia su cui costruire tutto. Qual è il sintomo che hai trovato una roccia, che stai costruendo su una roccia e non sulla sabbia? È un sintomo psicologico, audace: il coraggio di guardare in faccia il male, la fine, la distruzione, la morte. Che hai il coraggio di pensare tutti i giorni alla morte, non ne hai paura perché ogni volta che la guardi in faccia verifichi il fondamento della tua Speranza.
Come un atleta che è certo di essere il meglio, non vede l’ora di entrare in campo a combattere con gli avversari perchè ogni volta ne esce più certo che la sua speranza è vincente! Chi, invece, non ci pensa mai, vive distraendosi, è perché ha la cattiva coscienza di non avere una speranza e, allora, vive sempre spiazzato, senza pensarci mai. Ed è spontaneo che uno che sta bene di salute e non ha particolari disgrazie, un giovane che ha gli ormoni che lo caricano, non ci pensi mai alla morte. Poi quando arriva, deluso e spiazzato, si scompone.
Invece, la scoperta più bella che ho fatto quando ho incontrato Gesù Risorto, è che ci penso sempre volentieri, sempre più spesso, anche perché un anziano ce l’ha addosso e non può non pensarci; ma ogni volta che ci penso sono contento, perché faccio il braccio di ferro e vinco io, non ne ho paura.
Un uomo che ha una speranza vera si capisce dal fatto che non ha paura di guardare in faccia la distruzione, che non ha paura al pensiero della morte. Soltanto chi è veramente ottimista si può permettere di essere drammatico, di essere pessimista, di guardare in faccia il male. Chi, invece, non è certo, fa finta che il problema non ci sia, ma – come dice il grande Sigmund Freud – “il ritorno del rimosso è inesorabile e spettrale”.