*Omelia 27 ottobre*
“Molti lo rimproveravano perchè tacesse”, cioè reprimevano il suo desiderio, come fa la cultura in cui siamo immersi: ha l’orizzonte piccolo, il tono basso, senza intensità. È così raro trovare, incrociare degli sguardi, sentire dei dialoghi intensi, persone che abbiano una tensione ideale, gente combattiva che abbia un amore che la infiamma. Il tono oramai è banale, anche quando si parla di cose dolorose, disgrazie, malattie, la politica. È così raro trovare pensieri acuti e intensità vera; rabbia sì, reazioni istintive sì, ma un’intensità che nasce dall’intelligenza, da un amore…
Io delle volte provo a dire: “Ma scusi mi può spiegare, non ho capito, cosa voleva veramente dire?” “No, ma si fa per dire sa…” Terribile, roba da spaccargli il naso! Come si fa per dire?! Spari delle robe, ti chiedo le ragioni e uno dice: “No, ma facevo per dire”. È raro trovare persone disposte ad andarci in fondo.
Gesù non è così, perfino davanti al cieco. Glielo portan lì. E uno dice: “beh è evidente che cosa vuole, fagli il miracolo, così smette di rompere, no?” Eh no!
Non è mica ovvio, non è automatico che Lui gli faccia il miracolo. Il miracolo non può accadere senza di lui, senza che il cieco lo voglia veramente.
E gli dice: “Che cosa vuoi che io faccia per te?”
Me lo devi dire! Devi dar voce al tuo desiderio. Senza la tua domanda non c’è lo spazio per il miracolo. Dove lo colloco il miracolo se tu non lo vuoi veramente?!
Spesso a noi non è che mancano i miracoli di Cristo. Ci manca lo spazio per il miracolo, ci manca lo spazio per la grandezza. Siamo meschini. Il vero ostacolo a Cristo è la meschinità del desiderio, è l’atrofia, la rachiticità della nostra condotta. È questo che impedisce il miracolo che fa respirare.
Mi viene in mente una scena… voi avete presente la Divina Commedia, Paradiso, mi pare XVII, XVII credo, in cui Dante è lì titubante, che si capisce che ha una cosa grande da dire alla Beatrice. Si intuisce che cosa le vuol dire, ma è tutto titubante, un po’ inceppato. Gliela dice tra i denti, dice: “Tanto te hai capito, mi vedi in faccia, hai capito bene per che cosa sono arrivato fin qua, dai dai, non farmelo dire, dai, lo hai capito”. Questa qui si inalbera e dice: ”Manda fuor la vampa del tuo disio […] sì ch’ella esca segnata bene de la interna stampa”. Tira fuori il fuoco che hai dentro del tuo disio, del tuo desiderio, con l’impegno, con la forza dell’interna statua, “non perché nostra conoscenza cresca per tuo parlare” – non è che ho bisogno, sono mica scemo, ti conosco e te lo leggo in faccia, so bene cosa hai da dirmi, non è che deve crescere la mia conoscenza – “ma perché t’ausi a dir la sete, sì che l’uom ti mesca”. “T’ausi”: devi prendere l’abitudine, devi imparare, “t’ausi”, a dir la sete che hai dentro, “sì che l’uom ti mesca”, così che ti possa versare il vino che ti cavi la sete, perché non è il vino della mia risposta che ti manca, è che tu non hai ancora, “ausare”, preso l’abitudine a dir la sete, a buttarla fuori con tutta la potenza dell’”interna stampa”.
È l’audacia di dar voce, di prenderci la responsabilità del nostro desiderio tutto intero che permette a Cristo di darci la risposta tutta intera. Perché Lui è sempre pronto, ma può collocarsi, può dimorare soltanto…come diceva Giussani nei primi dieci minuti dell’audio, -tutta la prima parte con tutti i congiuntivi che nessuno riusciva a seguire il filo, ve lo ricordate, no? – : è dentro di te, dentro di te che Cristo, che l’inizio della novità può dimorare. Vien da fuori ma può essere ospitato solo dentro. Cristo non lo si può piazzare nella Chiesa, nella sacrestia, nella sede di CL. Non si può, non può trovare dimora se non dentro il cuore di uno che gli spalanchi tutto il suo desiderio, tutta la sua fame e la sua sete. È questo il punto più sacro dell’uomo. Ed è l’unico punto che Dio non può dominare. È padrone della natura e di tutto il resto, ma della mia libertà no. Diceva Sant’Agostino, il più grande psicologo dell’antichità, che il nostro cuore – è un’immagine un po’ barocca – ha una porta con la maniglia solo all’interno, dall’esterno si può soltanto bussare, ma Cristo non sfonderà mai!