*Omelia 24 aprile 2019*
“Lo storpio vede Pietro e Giovanni e li prega per avere l’elemosina.”
La chiede a tutti l’elemosina, perché per lui è il massimo che possa desiderare; ormai non si aspetta più altro dalla vita. E così è diventato storpio anche nel cuore, non perché i muscoli… Ha l’atrofia del desiderio. Che pena. Succede quasi sempre negli incontri coi mendicanti: ‘Dai moneta, dai moneta’. È un’ossessione, solo quello, e tu ci provi ma raramente riesci a trovare spazio per qualcosa di più grande. A quell’uomo lì non manca Cristo, ce l’ha davanti, nella faccia di Pietro e Giovanni c’è Cristo Risorto, ma gli manca il desiderio di Cristo. Come i due discepoli di Emmaus – uguale! – ce l’han lì che cammina con loro, ma non lo riconoscono, sono tristi e delusi a rimpiangere un passato.
E come ne escono quei tre? Lo storpio, Clèopa e il suo amico.
Racconta Luca: se ne accorgono dopo, quando hanno incominciato ad uscire, alla sera, a tavola. Οὐχὶ ἡ καρδία ἡμῶν καιομένη ἐν ἡμῖν ἐν τῇ ὁδῷ. ‘Non ci bruciava dentro il cuore, mentre già parlava per strada?’
Ecco, il primo passo delle fede è che si infiamma il cuore, di desiderio, è l’ardore del desiderio! Chi crede non è mai un tiepido. Se è tiepido crede, ma non si rende conto in cosa crede. Ma non basta l’ardore, perché l’ardore ce l’hanno anche in Sri Lanka i kamikaze (310 morti). Anche quello è ardore, ma l’ardore di una bomba che deflagra e distrugge. L’ardore della fede vera, non è appena un’energia che si scatena, è un’energia che diventa un motore invece di una bomba, che genera vita e crea qualcosa. Cos’è che trasforma l’ardore cieco del kamikaze nell’ardore di un santo che genera e costruisce, una bomba in un motore?
“Pietro fissa lo sguardo su di lui – dice – guarda verso di lui”, non gli dà la moneta, gli dà lo sguardo che svela il suo io. Quell’uomo non aveva io, non aveva faccia, non guardava in faccia alla gente, perché non guardava la propria. E Gesù ai due di Emmaus gli spiega le scritture, gli dà le ragioni di tutto, gli forma, gli risveglia e gli forma la coscienza. Poi si ferma a cena, con gesti di condivisione e di affezione. È questo, è la coscienza della ragioni, cioè la conoscenza e lo studio e il coinvolgimento affettivo che trasforma la bomba in motore. E così, uno riparte, comincia a saltare, va dirlo a tutto e gli altri stanchi morti si rifanno gli undici chilometri di corsa, sono rilanciati e a Gerusalemme rinizia tutto. Quella sera al tramonto, paradossalmente, è per loro di nuovo l’alba di tutto.